Il Kyōgen: l’antico teatro comico giapponese

Il Giappone è stato da sempre ua terra molto prolifica in campo artistico e durante la sua storia sono nati diverse tipologie di teatro. Tra queste ho già trattato il solenne , il popolare Kabuki ed il favolistico mondo delle marionette del Jōruri. Nel panorama teatrale non manca anche l’arte della commedia, declinata nel secoli in modi diversi. In questo articolo parleremo in particolare del Kyōgen.

Origine

La più antica forma di commedia giapponese è il Kyōgen 狂言きょうげん, traducibile letteralmente come “linguaggio folle”.
Questa forma di teatro nacque intorno al periodo Kamakura (1185 – 1333 d.C.) come forma di evoluzione del sarugaku. Quest’ultimo fu a sua volta una rielaborazione del sangaku importato dalla Cina intorno al VIII secolo d.C., una forma di intrattenimento che ricordava per grandi linee il circo, caratterizzato da balli, saltimbanco, cantastorie e spettacoli con animali.

La nascita del kyōgen è strettamente legata a quella del teatro Nō. Queste due forme di teatro si svilupparono parallelamente ma rimanendo per lungo tempo indissolubilmente legate. Il Kyōgen era l’intermezzo comico che si svolgeva durante le solenni e colte rappresentazioni Nō e quando all’inizio del periodo Muromachi (1333-1573) Kan’ami e Zeami svilupparono il Noh nello stile conosciuto oggi, il kyōgen altro non era che un breve momento che allietava durante spettacolo principale.
Inoltre gli interpreti di kyōgen non erano indipendenti o facenti parte di una propria scuola, ma sotto il controllo di una compagnia Nō principale. Solo nel tardo periodo Muromachi, si sviluppò come forma di teatro riconosciuta e venne fondata la scuola Ōkura. Oggi le scuole più importanti per tradizione sono proprio quella di Ōkura, quella di Sagi e la scuola di Izumi.

Durante tutto il periodo Edo il Nō e il kyōgen furono la forma ufficiale di intrattenimento e, dato la loro stretta interconnessione, furono entrambi sovvenzionati dal governo.
Inoltre proprio il kyōgen ebbe il merito di influenzare lo sviluppo del teatro kabuki, il teatro popolare diffuso durante lo shogunato dei Tokugawa.

Con la restaurazione Meiji terminò il supporto dato dal governo, lasciando gli attori Nō e kyōgen in grandi difficoltà. Il pubblico del tempo era in cerca di novità anche in campo teatrale; le mode e le arti occidentali influenzarono i gusti dei giapponesi portandoli a favorire spettacoli meno tradizionali. Nel dopoguerra però il teatro comico rinacque a nuova vita, tra nuove opere e reinterpretazioni di quelle classiche.

La struttura

Data la brevità delle scene delle opere rappresentate, generalmente uno spettacolo kyōgen dura circa 15 minuti e gli attori sul palco sono non più di due o tre. Esistono numerosi ruoli a seconda dei personaggi dell storia ma buona parte delle storie vede come protagonisti principali il Tarō kaja 太郎冠者, il servitore astuto, Jirō kaja 次郎冠者, il secondo servitore e lo shujin 主人, il padrone.

Il breve spettacolo è costruito seguendo lo schema del Jo-ha-kyū 序破急じょはきゅう, un concetto di movimento che in realtà è applicato a innumerevoli arti giapponesi, comprese alcune arti marziali. La sua traduzione letterale è “inizio, intermezzo, chiusura rapida”.
Nella prima parte l’attore attira l’attenzione del pubblico con giochi di parole, racconti e battute che si rifanno ai sermoni usati dai monaci buddisti per attirare i fedeli. Quindi si possono succedere danze semplici o scenette dal carattere parodistico e farsesco, passando dal citare con satira alcune opere Nō a elementi triviali e provocatori.
Gli attori interpretano la scena sulla base di un canovaccio che lascia loro la libertà di improvvisazione, approccio artistico in contrapposizione alla precisa e severa recitazione del Nō.
Le storie trattano l’inganno, la sopravvivenza, il conflitto tre coniugi e il rapporto servo e padrone; frequenti sono poi i personaggi presi dalle classi più povere come ladri o briganti, o ancora racconti satirici che mirano alla critica del potere.

Come negli altri teatri giapponesi, anche nel kyōgen i ruoli femminili erano interpretati dagli uomini. Questo è legato ad una legge del 1629, quando il governo vietò loro di esibirsi a causa della dilagante prostituzione diffusa nell’ambiente teatrale.
Se anticamente anche nel kyōgen si usavano talvolta delle maschere per rappresentare animali o demoni, con la perdita del supporto governativo del periodo Meiji, molte scuole e attori dovettero venderle e continuare a esibirsi senza.
Generalmente l’attore indossa il kamishimo 裃, un indumento del periodo Edo composto dal kataginu 肩衣 e dall’hakama 袴. Quasi tutti i personaggi femminili indossano il nuihaku, una sottoveste, ed il binan-boshi, un particolare cappello bianco. Inoltre, a differenza dei tabi bianchi, i calzini giapponesi utilizzati dagli attori del nō, nel kyōgen se ne indossano di colore marrone o giallo.

Il linguaggio

La lingua del kyōgen dipende dal periodo, ma gran parte del repertorio tradizionale è in giapponese “moderno”. Non dissimile ad esempio da quella che noi italiani possiamo ascoltare durante un’opera lirica. La lingua è così in gran parte comprensibile per i giapponesi contemporanei, ma ha un suono arcaico. Ad esempio di preferisce l’uso della copula gozaru (ござる) piuttosto che masu (ます) oggi in uso. Ciò contrasta con il Noh, dove il linguaggio è più complesso e generalmente non comprensibile ad un pubblico contemporaneo.

Le battute sono pronunciate con una caratteristica voce ritmica e cantilenante, e generalmente ad alta voce. Il ritmo, l’intonazione e il volume variano per enfasi ed effetto e non mancano pattern o espressioni famose che introducono una scena o caratterizzano un momento preciso.

I movimenti dell’attore

Come nel Noh che si svolge sullo stesso palcoscenico, gli attori si muovono tramite il suriashi あし, ovvero trascinando i piedi sul pavimento. Si entra in scena percorrendo il ponte (hashigakari) che porta al palcoscenico e uno degli attori procede sempre con introducendo la scena con un breve incipit della storia (nanori).
Il palcoscenico Noh è molto suscettibile alle vibrazioni. Al contrario, battere i piedi o anche saltare è usato in particolari scene proprio per sfruttare il palco e dare maggior enfasi alla scena.
Anche l’angolazione dello sguardo è importante allo stesso modo del teatro nō e di solito si evita di guardare in basso o in alto, mantenendo uno sguardo dritto. I personaggi sono solitamente rivolti l’uno verso l’altro durante i dialoghi, ma si girano verso il pubblico quando pronunciano un lungo discorso.

Il kyōgen non fa generalmente uso di oggetti di scena, così la bravura mimica dell’attore e l’immaginazione dello spettatore sono fondamentali per la riuscita dello spettacolo.

La recitazione degli attori e i momenti comici sono accompagnati dalla musica, generalmente dal flauto shakuhachi o tamburi taiko, ma il focus dello spettaclo è la recitazione. Fanno eccezione le komai, brevi danze dal carattere però drammatico.

Il teatro kyōgen oggi

Il Kyōgen oggi è comunemente rappresentato sia come intermezzo Nō che in spettacoli dedicati. Benché però esistano centinaia di scene, si tende a portare sul palco quelle maggiormente conosciute. Molti giochi di parole e battute sono oggi difficili da comprendere per il pubblico, tendendo così a favorire solo le rappresentazioni più famose e spesso studiate sui libri di scuole. Tra queste Busu 附子, Shibiri 痿痢, Kuchimane 口真似, ecc…

Alle numerose opere tradizionali si aggiungono continuamente anche rappresentazioni moderne che però molto raramente entrano a far parte del repertorio tradizionale. Un’eccezione recente è stata Susugigawa 濯ぎ川, scritta e diretta da Tetsuji Takechi nel 1953, durante il suo lavoro teatrale post-Kabuki e basata su una farsa medievale francese.

Infine è interessante notare come nelle numerosissime rappresentazioni del teatro kyōgen non muore mai nessun personaggio. Anche i disonesti non vengono mai puniti con la morte come sarebbe realmente accaduto nell’antico Giappone.
Il teatro si sviluppò in un periodo di grandi guerre e con una morale ben diversa da quella odierna, ma è il perdono il messaggio che sorprendentemente più traspare e sorprende nelle sue opere.

Fonti:
Wikipedia
geishaworld.fandom.com
japan-talk.com