Kiku no Sekku: il festival giapponese dei crisantemi

Sfogliando il calendario delle maggiori ricorrenze giapponesi non possiamo non parlare del Kiku no Sekku きく節句せっく, il festival dei crisantemi, uno dei 5 maggiori festival giapponesi, i gosekku 五節句.

Questo festival è conosciuto in Giappone anche con il nome di Chōyō no Sekku 重陽ちょうよう節句せっく, anche questo traducibile come festival dei crisantemi.

La festività si tiene ogni anno e come da tradizione si celebra il nono giorno del nono mese dell’anno (in passato secondo il calendario lunare), data in cui è uso esporre dei crisantemi e gustare delle particolari pietanze.

Origine

Come accennato poco sopra questo giorno ha due differenti nomi; il primo è letteralmente traducibile come festival dei crisantemi, kiku きく significa appunto crisantemo. Il secondo nome Chōyō 重陽ちょうよう è composto da due ideogrammi: 重 che significano pesante, importante, di peso e in questo caso “doppio” e 陽 che anticamente indicava i numeri dispari. Quindi chōyō indicava un “doppio numero dispari”.

Quest’ultimo elemento è fondamentale per comprendere l’antica origine di questa festività giapponese, che deriva dal festival del doppio nove di origine cinese, celebrato in tutta l’Asia orientale.

Il festival del doppio nove

Questo festival cinese è millenario, e le prime notizie della sua celebrazione risalgono al periodo dei Regni Combattenti (453 a.C.-221 a.C.), diventando popolare durante la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.).

Secondo i testi dello Yìjīng, antichissimo libro dei Mutamenti cinese risalente a più di mille anni prima di Cristo, la filosofia cinese dei Ching considerava Yin i giorni pari e Yang i dispari. Lo Yin era sinonimo di principi negativi e passivi, al contrario lo Yang di quelli positivi*. Per questo il nono giorno, massima unità dispari ed il nono mese insieme, rappresentavano l’apice dello yang, quindi una data molto propizia.

*Mi scuso per la semplificazione di una filosofia profonda e complessa, ma rischierei di divagare troppo e addentrarmi in un campo difficoltoso. Basti sapere al lettore che questa festività celebrava il doppio yang, quindi il giorno di massimo buono auspicio.

E il crisantemo?

Il fiore del crisantemo ha delle peculiarità che l’hanno reso un simbolo in oriente di resilienza e longevità. Sopravvive in luoghi aridi e riesce a resistere anche alle gelide temperature invernali senza perdere i petali e con loro mantiene nel tempo la sua bellezza.

Viene così utilizzato nella medicina tradizionale per preparare infusi o decotti e anticamente i medici taoisti vi preparavano finanche elisir di lunga vita.

Il mon imperiale – Fonte: snappygoat.com

Secondo un’antica leggenda cinese il giovane Kikujidō, paggio dell’Imperatore Muwang della dinastia Zhou (IX secolo a.C.), inciampò nel cuscino dell’imperatore commettendo così il grave reato di lesa maestà. Fu allora esiliato nel Valle dei Crisantemi, un luogo distante dal regno e dal quale non sarebbe potuto più tornare. Kikujidō visse così in totale solitudine cibandosi di erbe e radici e bevendo la rugiada che la natura gli offriva al mattino. Il ragazzo così non patì di stenti e invece si sfiorire, visse in un apparente stato di eterna bellezza e giovinezza. Il crisantemo divenne quindi simbolo di eterna bellezza e longevità.

Il crisantemo fiorisce proprio in questo periodo dell’anno, si associano così i significati di prosperità e buon auspicio del giorno del doppio nove della filosofia cinese Ching con questo fiore, simbolo di lunga vita.

Non è un caso che il crisantemo sia l’emblema (il mon 家紋かもん) del Giappone e nel periodo Meiji fosse vietato utilizzarlo come simbolo, eccezion fatta ovviamente per l’imperatore.

Le usanze

In questo giorno di festa si espongono fiori di crisantemo nei parchi ed in generale nei luoghi all’aperto. Anche i privati cittadini per questa occasione sovente ne espongono di diverse varietà davanti la propria abitazione.

Fonte: jugem.jp

Questa usanza ha origine nel periodo dei Samurai, i quali spesso si dilettavano nella cura di questo fiore e il giorno del chōyō no sekku arricchivano le proprie residenze di splendidi crisantemi. Questo passatempo divenne dapprima comune anche tra i signori feudali, che indicevano feste per mostrare i crisantemi e la loro sublime bellezza ai fortunati invitati, poi anche tra i comuni cittadini.
Potremmo dedurre che la bellezza non ha classe sociale.

Kiku Ningyō

La popolarità di questo festival culmina verso la fine del 1700, quando era uso costruire le kiku ningyō 菊人形きくにんぎょう, letteralmente bambole di crisantemo. La loro creazione era complessa e dispendiosa; si costruivano figure umane a grandezza naturale intrecciando delle canne per formare l’anima della struttura e facendo crescere al suo interno delle piante di crisantemo che avrebbero formato le vesti della bambola. Il viso e le mani erano invece di cera. Queste rappresentavano personaggi popolari dell’epoca come famosi attori kabuki, celebri artisti o personaggi pubblici.

Esposizione di Kiku Nigyō – Fonte: ytimg.com

Le mostre dove venivano esposte erano riservate generalmente ai più abbienti a causa dei salati prezzi di ingresso che riflettevano l’alto costo di produzione. Benché questa usanza sia quasi del tutto scomparsa, è ancora oggi possibile ammirare le kiku ningyō agli inizi di novembre nel santuario di Yushima Tenjin a Ueno.

Dettagio di Kiku Nigyō – Fonte: kobe.travel.coocan.jp

Cibo e bevande

Tra le usanze del kiku no sekku ci sono quelle legate alla consumazione di prodotti preparati a base di crisantemo. Simboleggiando lunga vita si pensava che anche il loro consumo potesse favorire il benessere del proprio fisico.

Il kikuzake 菊酒きくざけ, letteralmente alcolico di crisantemo, è un sake fatto con il fiore che viene lasciato a macerare e grazie al quale ne prende il gradevole sapore. Spesso servito con dei petali che galleggiano sulla superfice della bevanda, era uso sorseggiarlo mentre si ammiravano i parchi decorati.
Il fiore di crisantemo è inoltre ricco di sostanze nutritive come la vitamina C, vitamina E e contiene il glutatione, dalle proprietà antiossidanti.

Kikuzake – Fonte: magazine.asahi-shuzo.co.jp

Il kurigohan くりはん è costituito da un semplice piatto di riso con sopra dei cubetti di castagna. Come il crisantemo, anche le castagne crescendo in autunno sono un alimento comune in questo periodo dell’anno. Le castagne erano sovente raccolte nei villaggi in passato e utilizzate per la realizzazione di dolci. Durante i preparativi per il Chōyō no Sekku, il kurigohan è diventato così un piatto popolare da mangiare.

Kurigohan – Fonte: magazine.asahi-shuzo.co.jp

Conclusione

Tra le gosekku, questo festival è quello meno popolare in Giappone, soprattutto se lo compariamo alla sua diffusione nei secoli passati. I tempi cambiano e così le tradizioni che tendono ad essere soppiantate da usi diversi o semplicemente cadono nel dimenticatoio. La forza del Giappone è anche la capacità di rinnovarsi e guardare avanti senza perdere le proprie radici, così molti riti e arcaici usi superano periodi difficili e riescono a sopravvivere ai cambiamenti del tempo, così come il crisantemo durante l’anno.

Fonti:
Wikipedia
lightinthecloudsblog.com
vidajaponica.seesaa.net
muza-chan.net

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