L’Obon: la commemorazione degli antenati

L’estate giapponese è un periodo ricco di festival sia di origine shintoista che buddista, con riti che affondano le loro origini nei secoli passati. Alcuni di questi sono festeggiati nazionalmente, come ad esempio il Tanabata, altri sono circoscritti in alcune zone del Giappone come il Gion Matsuri di Kyoto.

L’Obon è uno dei maggiori eventi del Sol Levante, un’antica tradizione buddista di almeno cinquecento anni dedicata alla celebrazione degli antenati.

Il periodo

Danza Obon – Fonte instagram: mushow_insta

L’ Obon dura tre giorni e si festeggia generalmente dal 13 al 15 agosto di ogni anno. Queste date sono quelle più comuni, ma cambiano in alcune parti del Giappone. La variazione è dovuta all’introduzione del calendario gregoriano durante il periodo Meiji che ha portato a un diverso spostamento delle date rispetto all’originario calendario lunare in uso fino a quel momento. Questa discrepanza ha portato a festeggiare l’Obon (e non solo) in tre periodi distinti:

Shichigatsubon: si celebra il 15 luglio (shichigatsu 七月しちがつ significa appunto luglio) ed è comune nell’est del Giappone.

Hachigatsubon: si celebra il 15 agosto (hachigatsu 八月はちがつ significa appunto agosto) ed è il periodo più diffuso durante il quale viene celebrato il festival.

Kyubon: 旧盆 (letteralmente antico bon) si celebra il quindicesimo giorno del settimo mese del calendario lunare e cade in una data diversa ogni anno. Questo periodo dell’ Obon è caratteristico del nord del Kanto e nelle regioni di Chūgoku, Shikoku e nel sud del Giappone, in particolare nella prefettura di Okinawa.

L’origine

Il termine Obonぼん è la forma abbreviata dell’Ullambana, in giapponese uranbon’e 盂蘭盆會, termine di origine sanscrito di un antico sutra buddista dedicato alla pietà filiale, quindi agli antenati e agli esseri infernali. Significa letteralmente “a testa in giù”.

Preta – Fonte: pttnews.cc

Secondo l’antico scritto, il discepolo di Buddha Maha Maudgalyayana, Mokuren in giapponese, si mise alla ricerca della madre morta utilizzando i propri poteri sovrannaturali. La ritrovò però nata come Preta, gaki in giapponese 餓鬼がき, demone dal collo stretto e lungo, da una piccola bocca e dotato di una fame insaziabile.

Secondo l’antica credenza ogni boccone che questo spirito demoniaco avvicina alla bocca si trasforma in fiamma ardente. A seconda della cultura di riferimento questo spirito può avere connotazioni diverse, ma in generale rappresenta un essere rinato in una condizione inferiore a quella umana e a quella animale a causa del suo comportamento in vita contraddistinto da avarizia o gelosia. La sua impossibilità di mangiare è infatti una forma di contrappasso dantesco.

Il discepolo chiese quindi al Buddha il motivo di tale trasformazione e quale potesse essere il rimedio per dare pace all’anima della defunta madre. Il Sommo gli spiegò che lo stato in cui versa la donna è causato dalla sua avarizia in vita, durante la quale aveva sempre rifiutato di dare del cibo in elemosina a dei monaci.
La soluzione per salvare lei e i defunti in quello stato poteva arrivare solo accumulando karma positivo attraverso una cerimonia dove preparare diverse offerte per i monaci di ritorno dal ritiro estivo. Da questa cerimonia nasce quindi il festival dell’Obon.

I riti

butsudan – Fonte: s-unzando.com

Benchè i riti dell’Obon siano simili in tutto il Giappone, i canti e le danze variano profondamente e rispecchiano la storia della corrispondente regione dove si tengono.

È comune per le famiglie appendere davanti casa delle lanterne accese dedicate ai propri antenati. Inoltre è uso fare offerte al butsudan 仏壇ぶつだん, il piccolo altare buddista che sovente si trova nelle abitazioni giapponesi. Esiste anche un corrispettivo altare votivo shintoista che viene invece chiamato kamidana 神棚かみだな, letteralmente “scaffale divino”.

In questo periodo dell’anno i giapponesi visitano le tombe dei parenti ed è comune cogliere l’occasione per visitare la propria città natale o in generale visitare la famiglia d’origine.

I riti che accompagnano il periodo dell’Obon sono da considerarsi un periodo di festa. Durante questi giorni è comune vestire il kimono estivo, lo yukata, e andare al matsuri della propria città dove non mancano balli caratteristici (l’Obon odori), giochi vari, il classico cibo da strada e fuochi d’artificio.

kamidana – Fonte: kamidana-kyoukasho.jp

Hatsu bon 初盆

Il termine Hatsu bon identifica il particolare Obon che segue la morte di una persona cara e per il quale si officiano riti aggiuntivi in onore della persona da poco scomparsa.

Le lanterne davanti casa hanno qui anche una funzione guida: aiutare lo spirito del defunto a ritrovare la via di casa più facilmente. Inoltre l’hatsubon è un occasione per riunirsi con amici e parenti e ricordare con affetto la persona che è da poco venuta a mancare. Questo aiuta sia l’anima di quest’ultimo che la famiglia a superare il difficile periodo del lutto.

Tōrō nagashi 灯籠流し

Il rito del Tōrō nagashi 灯籠とうろうながし consiste nel poggiare sulle acque del fiume delle lanterne di forma quadrata con all’interno una piccola candela accesa. Le lanterne aiuteranno gli spiriti degli antenati a ritrovare la via per l’aldilà.

La parola Tōrō nagashi 灯籠とうろうながし è infatti costituita da tōrō 灯籠, letteralmente “lanterne appese” e nagashi 流し che deriva dal verbo nagasu 流す, “scorrere”.

Tōrō nagashi – Fonte:kankonsosai.jp

Bon odori 盆踊り

Il termine bon odori, letteralmente “danza bon”, deriva infatti dal verbo giapponese odoru おどる che significa appunto danzare. Questa danza nasce nel periodo Muromachi (XIV secolo) con lo scopo di accogliere e ringraziare gli spiriti dei defunti.

Danza Bon Odori – Fonte: shonan.keizai.biz

Il momento della danza è forse il più atteso dell’intero festival. In prossimità di un fiume, un tempio o luogo pubblico, le persone formano un cerchio attorno una struttura in legno eretta per l’occasione, la yagura, dove al centro viene praticata una danza e canti caratteristici.
La musica e i movimento dei danzatori varia completamente da regione a regione e, in epoca recente, segue anche musiche non tradizionali giapponesi o finanche straniere.

Yagura – Fonte: 9pj.weebly.com

I movimenti della danza spesso si ricollegano alla cultura e alla storia della regione. Ad esempio la canzone Tanko Bushi 炭坑節 (lett. canzone sull’estrazione del carbone) è usata nella regione di Kyushu dove i danzatori mimano il gesto dell’estrazione mineraria e dello scavare nel ricordo dell’antica miniera di carbone di Miike.

Una particolare danza Obon chiamata Eisa エイサー si balla a Okinawa, isola nell’estremo sud del Giappone. Questa danza nasce proprio in occasione del festival, ma oggi è parte integrante dei festival e della cultura peculiare della piccola isola giapponese. Questa danza è ballata da 20 a 30 giovani uomini e donne e si utilizzano costumi e tamburi, i taiko 太鼓たいこ, caratteristici di Okinawa.

Eisa エイサー – Fonte: i-uchina.com

Gozan no Okuribi 五山送り火

Questo non è un festival nazionale, ma la sua fama e unicità l’hanno reso uno dei più famosi sia nel Sol Levante che all’estero. Il Gozan no Okuribi 五山送り火 si tiene in occasione dell’ultimo giorno dell’Obon, il 16 agosto, a Kyoto o più precisamente nelle montagne vicine l’antica capitale del GIappone.

Daimonji

La sua origine non è nota, ma similarmente agli altri riti di questo periodo ha lo scopo di accompagnare le anime degli antenati verso il mondo degli spiriti.

Il Gozan no Okuribi 五山送り火 ha inizio alle otto di sera. Vengono accesi dei grandi fuochi che formano dei kanji e delle figure sui vari lati delle montagne. Ognuno di essi è acceso a circa 5 o 10 minuti di distanza dall’altro secondo un ordine ben preciso:

  • Daimonji (大文字), il carattere che significa “grande” 大 su Daimonji-Yama/Higashi-Yama, Nyoigatake alle 20:00
  • Myō/Hō (妙・法), i caratteri che significano “meraviglioso dharma” (in riferimento agli insegnamenti buddisti) su Matsugasaki, Nishi-Yama/Higashi-Yama alle 20:10
  • Funagata (舟形), la forma di una barca: su Nishigamo, Funa-Yama alle 20:15
  • Hidari Daimonji (左大文字), nuovamente il carattere che significa “grande” 大 su Daihoku-San, Hidaridaimonji-San alle 20:15
  • Toriigata (鳥居形), la forma di un torii, la porta di un santuario su Toriimoto, Mandara-San alle 20:20
Gozan no Okuribi – souda-kyoto.jp

La grandezza di queste raffigurazioni permettono di renderle ben visibili a diversi chilometri di distanza. Ci sono comunque dei punti noti della città dove poter godere chiaramente di questo spettacolo come ad esempio il fiume Kamo o il centro della città. Non mancano per l’occasione hotel che offrono (a pagamento) la possibilità di vedere tutti i cinque fuochi del Gozan no Okuribi da una posizione privilegiata.

Conclusione

L’estate giapponese è ricca di festival e l’Obon è certamente tra i più folkloristici. Immaginando di viaggiare e assistere al festival dal nord al sud dell’arcipelago giapponese, si è di fronte a uno spettacolo sempre variegato e unico a seconda della regione dove lo si ammira.

Oggi l’obon presenta senza dubbio un sentire meno solenne rispetto al passato, ma riesce così ad essere atteso sia dagli adulti che prendono una pausa dalla dura quotidianità che dai più piccoli che la vivono come giorno di festa. La forza di questo evento è il suo equilibrio, riesce a trasformare in festa il ricordo di una perdita senza mai perdere il suo fine commemorativo.

Fonti:
Wikipedia
theculturetrip.com
japanese-wiki-corpus

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