Come memorizzare i kanji

Ricordare i kanji e le diverse letture può essere cosa ardua, lo sappiamo. Ancor più quando si cerca di ricordare anche come scrivere ogni ideogramma. Il neofita, soprattutto all’inizio del percorso di studio, tende a vedere gli ideogrammi come una barriera insormontabile, ma probabilmente non utilizza il metodo più adatto per lui.

Se abbiamo scelto di imparare la lingua giapponese, immagino si è affascinati dalla lingua e inevitabilmente anche dai kanji. Consiglio così di munirsi di pazienza ma soprattuto curiosità. Con il giusto metodo la loro memorizzazione può diventare un processo interessante, piacevole e appagante.

Vediamo quindi come aiutare il notro cervello al processo di memorizzazione e analizziamo quali sono i metodi più comuni per imparare i kanji: ripetizione, metodo Heisig e studio dell’origine etimologica del kanji.

Il dizionario kanji di Kunyomi.it riunisce queste diverse tecniche al fine di poter essere un valido strumento di consulazione e studio.

Metodo della ripetizione

Penso che questo sia il metodo più tradizionale e semplice da seguire: scrivere pagine e pagine dell’ideogramma da memorizzare.
Lo ritengo però un obsoleto e non mi sento di consigliarlo come unico metodo di studio. Questo non vuol dire che non funzioni, anzi è tuttora il metodo utilizzato dai giapponesi per imparare gli ideogrammi. Il problema di questa metologia è la differenza tra uno studente occidentale ed un bambino giapponese. Quest’ultimo infatti utilizza la lingua naturalmente, è attorniato e bombardato costantemente da ideogrammi e ha un processo di apprendimento molto diverso rispetto ad un adulto.
Inoltre un occidentale ha già un costrutto linguistico saldamente assimilato e non ha più la stessa capacità di apprendimento che aveva da bambino.

Questa metodologia è particolarmente utile quando si vuole imparare a scrivere a mano. Ma per il solo superamento dell’esame JLPT è “sufficiente” conoscere lettura e significato dell’ideogramma.

Metodo Heisig

Questo metodo prende il nome dal filosofo americano e studioso di religioni orientali James Heisig, il quale ha scritto durante la sua carriera numerosi saggi dedicati all’oriente. Tra le sue opere è anche presente il celeberrimo Remembering the kanji, testo dove spiega come memorizzare in breve tempo i kanji giapponesi.

È giusto precisare che questo metodo non è stato inventato dal filosofo americano, Heisig ha unicamente associato le tecniche mnemoniche più comuni agli ideogrammi giapponesi.

Come funziona i metodo Heisig?

Il metodo si basa sulla scomposizione dell’ideogramma, l’associazione di significanti alle sue parti e la creazione di una storia che lo ricorda. In questa scomposizione, il significato attribuito alle parti del kanji, talvolta è realmente etimologico altre invece inventato.
L’obiettivo non è comprendere l’evoluzione etimologica dell’ ideogramma, ma la sua concreta memorizzazione. Facciamo un esempio pratico e prendiamo il kanji di inverno 冬.

Heisig scompone il kanji in due parti: la parte superiore 夂 e quella inferiore 仌. Quindi consiglia di immaginare delle gambe 夂che camminando scivolano sul ghiaccio 仌 formatosi sul terreno come sicuro segno che l’inverno è arrivato.

L’interpretazioni delle parti del kanji non è etimologicamente corretta, ma raggiunge perfettamente lo di scopo creare una storia chiara da collegare all’ ideogramma.
Inoltre il testo è stato tradotto in italiano.

Oltre al libro di Heisig, esistono altri testi che utilizzano questa tecnica di memorizzazione e che spesso sono accompagnati da vere e proprie immagini. Un esempio è Kanji Pict-O-Graphix che crea una scheda per ogni kanji accompagnata da un immagine scomposta. In questo caso il libro commenta con “la neve d’inverno impedisce il mio avanzare”.

Purtroppo il testo è in inglese.

Memorizzare i kanji con l’origine etimologica

Studiare un kanji attravero la sua etimologia significa scomporre il kanji e comprendere la reale origine del suo valore semantico che affonda le sue origini nel cinese antico.
Questo processo è meno immediato del metodo Heisig, poichè può accadere che le parti che formano il kanji hanno origini distanti dai significati dei singoli radicali che li compongono. Inoltre sovente i kanji sono costituiti al loro interno da una parte semantica ed una fonetica e quest’ultima non contribuisce direttamente al significato dell’ideogramma.
Di contro conoscere la reale etimologia del kanji è molto più interessante e aiuta a comprendere come si è evoluta la logica dietro agli ideogrammi. L’ etimologia di un ideogramma è un viaggio linguistico-culturale che ci mostra antichi usi e tradizioni di una società oramai scomparsa.

Una fonte utilissima in tal senso è wiktionary, che per esempio analizza in profondità 冬. Certamente può essere troppo tecnico e dispersivo, e non mi sento di consigliare la sua consultazione a tutti.
Proprio per questo esistono invece testi che sintetizzano questo approccio etimologico e lo rendono molto più fruibile ad un vasto pubblico.

Un testo molto utile è The key to Kanji, dove si cerca di rappresentare anche graficamente il significato originario di 1100 ideogrammi.
Riprendiamo l’esempio di inverno 冬:

Il testo lo analizza così:
La parte superiore 攵 raffigurava del cibo appeso ad una corda per la conservazinoe durante il periodo invernale. La parte inferiore 冫era una variante di 氷 “ghiaccio”. In inverno le persone mangiavano del cibo conservato all’aperto fuori casa, dove il freddo conservava gli alimenti.

Purtroppo anche questo testo è in inglese.

Potete comunque consultare il dizionario dei kanji di kunyomi per leggere entrambe le spiegazioni, Heisig ed etimologica.

Quale metodo è più efficace per memorizzare i kanji?

Non esiste un metodo univoco per memorizzare i kanji, ogni persona deve trovare la chiave giusta che gli stimoli l’apprendimento.
Il mio consiglio è di utilizzare tutti i metodi contemporanemente. in che modo? secondo quest’ ordine:

  1. Scrivere il kanji una ventina di volte in modo da assimilare l’ordine dei tratti e ben comprendere le parti che lo compongono. Magari acquistare un quaderno dedicato alla scrittura dove pian piano scrivere tutti i kanji che si stanno imparando. È sempre bene tenere traccia dei progressi anche per ripassare.
  2. Leggere etimologia dell’ideogramma e storia Heisig e scegliere quale delle due ci “stimola” la memoria.
    • Se nessuna delle due spiegazioni ci aiuta allora creiamo noi una storia. Nel dizionario dei kanji di Kunyomi trovate infatti la sezione storie alternative dove raccolgo le diverse interpretazioni sempre secondo il metodo Heisig e dove potete suggerirmi nuove storie da aggiungere!
  3. Memorizzare delle parole che usano quel kanji. Questo è fondamentale per unire l’ideogramma ad una parola vera e poter utilizzarlo durante lo studio e non lasciarlo nel cassettino della nostra memoria a prender polvere.
  4. BONUS – Utilizzare Anki per crearvi un mazzo con i kanji studiati e poterli ripassare da computer o smartphone.

Scegliete e sperimentate il vostro metodo e i kanji non saranno più una montagna insormontabile da scalare ma un interessante lungo viaggio da intraprendere.
Buono studio!

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