Il periodo Kofun 古墳 (300 d.C. – 592 d.C)

Il periodo storico giapponese che successe a quello Yayoi è chiamato “periodo Kofun” e si estende ufficialmente dal 300 al 592 d.C. Il nome fa riferimento alle grandi tombe a forma di chiave che furono costruite durante questa era. Questo fu anche il periodo dell’espansione e del rafforzamento del popolo Yamato, della nascita della cultura giapponese e dell’inizio dell‘influenza culturale dei popoli del continente.

La datazione

Definire chiaramente l’inizio del periodo kofun è, come già visto con i precedenti periodi, complesso. Non vi è infatti un evento particolare che segnò un drastico cambiamento nel Giappone del tempo. In linea generale gli storici indicano il 300 d.C. come passaggio dal Yayoi al Kofun in relazione alla crescente usanza di costruire grandi tombe destinate ai potenti. In merito alla fine del periodo Kofun si è invece abbastanza concordi nell’indicare il 538 d.C. (o 592 d.C., lo spiegherò a fine articolo), momento in cui il buddismo venne introdotto in Giappone con una missione voluta dal re Seong di Baekje, o “Kudara” se lo vogliamo pronunciare il regno alla giapponese (ora Corea del Sud occidentale).

Le tombe kofun

Il termine kofun 古墳 significa letteralmente “antichi tumuli“, in riferimento alla forma delle tombe costruite in questo periodo storico. Ad oggi gli archeologi ne hanno ritrovate circa 160 mila che differiscono per grandezza e forma, categorizzandole con i seguenti nomi: zenpō-kōen-fun 前方後円墳 (tombe a forma di buco di serratura), zenpō-kōhō-fun 前方後方墳 (a forma di buco di serratura ma quadrate), enpun 円墳 (tombe rotonde) e hōfun 方墳 (tombe quadrate). Ne esistono anche altre ma sono molto meno comuni. Generalmente le zenpō-kōen-fun sono le più grandi, seguite dalle zenpō-kōhō-fun, le enpun e le più piccole hōfun. Inoltre alcune di queste sono anche circondate da fossati.

Il ricercatore e studioso Tsude Hiroshi sostiene che la forma del tumulo funerario si potrebbe legare al lignaggio e allo status della persona sepolta, così le dimensioni sarebbero commisurate al potere detenuto dal defunto.

E inoltre interessante notare come la posizione di questi cumuli variò seguendo l’espansione del popolo Yamato. Secondo alcuni ritrovamenti archeologici, esistono cumuli kofun anche in Corea del Sud, circa 16, confermando le teorie che vedono il popolo Yamato come discendente da quello Yayoi e fortemente interconnesso con quelli della penisola coreana.

Le prime tombe di questo genere apparvero sin dal periodo Yayoi, ma con forme e struttura un po’ diversa; erano infatti semplici tumuli di forma quadrata circondati da fossati come acune di Okayama. Secondo le antiche leggende giapponesi, si dice che proprio nelle zone di Okayama esistono dei misteriosi megaliti che sarebbero stati uasati da Momotaro quando lottò contro Ura nella famosa fiaba.

La più antica tra queste tombe è l’Hokenoyama Kofun, si trova a Nara ed è databile intorno alla fine del 200 d.C. Le più recenti sono invece la grande Imashirozuka kofun di Ōsaka e l’Iwatayama kofun in Fukuoka, rispettivamente di 190 e 135 mentri di lunghezza.
La più grande è invece la Daisen Kofun, Il mausoleo dell’imperatore Nintoku, che si dice sia l’ultimo luogo di riposo del suo omonimo reale. Questa misura ben 486 metri di lunghezza e 34,8 metri di altezza ed è una delle tre tombe più grandi del mondo insieme alla Grande Piramide di Giza in Egitto e al mausoleo del primo imperatore Quin in Cina.

È interessante notare che il cambiamento della dimensione di queste tombe avvenne intorno al IV secolo, quando furono costruite le prime grandi tombe della zona del monte Miwa e nel V secolo intorno a Kawachi. Alcuni storici hanno teorizzato che questa variazione di zona possa essere legata proprio a una variazione dinastica oppure alla presenza di un secondo regno chiamato Kawachi, poi però unitosi in un unico regno con quello Yamato.

Comunque le tombe kofun proprio per la loro importanza storica e unicità sono state inserite dal 2019 tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Al loro interno sono stati ritrovati vari oggetti come specchi di bronzo, spade, magatama, armature, vasi di argilla, gioielli, artefatti vari e soprattutto le famose statuette haniwa che caratterizzarono il periodo Kofun.

Le statuette Haniwa

Il termine haniwa significa letteralamente “cerchio di argilla”, in riferimento al materiale con cui erano realizzate e alla loro disposizione circolare sopra i tumuli delle tombe. La loro funzione è ancora oggi al centro di studi ma si pensa che fosse sia religiosa che funzionale. Le haniwa facevano probabilmente parte di riti funebri e al contempo sfruttate per delimitare lo spazio del cumulo funerario.

Secondo un’antica usanza cinese, alla morte di un membro della famiglia imperiale seguiva anche quella dei suoi servitori che venivano con lui seppelliti nella tomba. Nel Nihon Shoki, antico testo sacro giapponese del 740 d.C., si riporta che l’imperatore Suinin (29 – 70 d.C.) emanò un editto imperiale che legiferava in merito ai funerali e imponeva di erigere figure di argilla invece che ferire le persone. Si pensa quindi che queste figure di argilla corrispondano alle haniwa e servissero ad evitare i sacrifici umani.

I primi esempi di oggetti d’argilla dalla forma antropomorfa furono però i dōgu che risalgono al ben più antico periodo Jōmon. Possibilmente le statuette haniwa furono una loro evoluzione e le loro prime apparizioni risalgono al tardo Yayoi.

Le haniwa venivano create con la tecnica del wazumi, ovvero sovrapponendo l’argilla per livelli e poi modellandola; inizialmente si creava la parte del busto principale, quindi le appendici venivano aggiunte e ulteriormente modellate in un secondo momento.
Alcune erano anche dipinte e le più comuni erano quelle dalla forma cilindrica (enkei-haniwa) e a forma di animale o oggetti vari (keisho-haniwa).

Queste statutte rappresentano reperti preziosi poiché hanno permesso agli storici di analizzare indumenti, oggetti e raffigurazioni su di loro scolpite. Il Giappone di questo periodo storico era ancora scevro di documenti scritti, la scrittura sarebbe stata introdotta solo alcuni secoli dopo. Così questi piccoli dettagli hanno contribuito a ricostruire il sistema sociale di questo periodo.

Il clan Yamato

Il periodo Kofun è spesso raggruppato al successivo periodo Asuka e chiamato “periodo Yamato” proprio in relazione allo sviluppo dell’omonimo popolo che pose le basi della futura struttura sociale e governativa del Sol Levante.

Inoltre il termine Yamato è comunemente scritto con gli ideogrammi 大和 ma originariamente utilizzava l’ideogramma 倭 dato dai cinesi. Quest’ultimo aveva però l’accezione di “nano” o “sottomesso” e venne così poi cambiato negli ideogrammi di “grande armonia”. Per maggiori informazioni sull’evoluzione del nome del Giappone, vi rimando all’articolo dedicato.

Il popolo Yamato divenne la tribù egemone in tutto la parte centrale e sud occidentale del Giappone solo alla fine del periodo Kofun, lottando per espandere i propri territori contro altrettanto potenti clan, i gōzoku 豪族, come i Kibi, gli Izumo, i Koshi, i Kenu, ecc.. Il clan Yamato si sviluppò a partire dalla zona dell’odierna Nara e riuscì ad inglobare vasti territori sottomettendo e assoggettare clan e popoli. Un esempio di questi ultimi furono anche i Kumaso e gli Hayato a sud del kyūshū di cui parlai in questo articolo dedicato.

È bene specificare che il clan Yamato della prima parte del periodo Kofun era considerabile come un semplice regno, il waōken 倭王権, il regno dei wa. Solo tra la fine del 400 d.C. e soprattuto nel periodo Asuka, si formerà quel forte potere centralizzato che portò alla formazione di una corte imperiale di stampo cinese. Comunque tengo a precisare che gli storici non hanno una visione univoca sulle nomenclature da utilizzare. Lo studioso Kazuhiko Seki spiega che la corte del periodo Kofun altro non era che l’ufficio governativo in cui il Figlio del Cielo si occupava di successione dinastica e rituali religiosi ma mancava la parte di amministrazione propria di un “corte imperiale”.

Origine dei Yamato

Secondo antichi testi cinesi come il libo degli Han posteriori, sembra che il Giappone del tardo periodo Yayoi non avesse un unico clan al potere, ma un insieme di fazioni o villaggi in continua lotta tra loro. Proprio questo motivo era difficile per il governo cinese del tempo avere rapporti diplomatici e contatti costanti con il popolo giapponese in mancanza di un potere di riferimento.

Il primo importante cambiamento avvenne con l’unione sotto un unico regno di circa una quarantina di piccoli clan o federazioni formando il mitico regno di Yamatai con la regina Himiko al potere. Ma il dove questo sia nato è ancora un mistero, possibilmente nell’Honshu o nel Kyushu. Questo ci pone dinanzi a un bivio storico al quale ancora oggi si cerca di far luce: se il regno di Yamatai si fosse trovato nel kyushu allora, secondo i resti trovati in entrambe le zone del Giappone, sarebbe stato solo successivamente inglobato o distrutto dal regno Yamato. Se invece i resti trovati nella zona di Nara dell’Honshu fossero proprio quelli Yamatai, allora ci troveremmo dinanzi a quello che diede origine al regno Yamato. Se questi dubbi non fossero sufficienti, altre possibili teorie vedono la coesistenza di due dinastie diverse contemporaneamente.

Si conosce però che nel 247 d.C. il regno di Yamatai era in guerra con un altro regno che si trovava più a sud, il Kununokuni e nel testo cinese Wajinden, si accenna al regno di Itokoku a nord ovest di Yamatai. Inoltre sappiamo che già era sociamente suddiviso in classi sociali: nobili, popolo e schiavi, e governato secondo un sistema di punizione e versamenti di tributi.

La storia del regno Yamato ci suggerisce quindi che il suo potere crebbe nel corso dei secoli ampliandosi, coalizzandosi e infine inglobando i clan vicini, come ad esempio i Kibi, gli Izumo, i Tsukushi e i Kono.

I rapporti con Corea e Cina

L’espansione e affermazione del popolo Yamato si legò di certo anche alle alleanze con i regni della Corea del sud, confermata dal ritrovamento della spada a sette rami donata dal principe del regno di Baekje. Proprio contro alcuni regni di Corea vi furono anche sodalizi e guerre, come quella contro i Goguryeo del V secolo.

A queste alleanze si aggiunse il rapporto di vassallaggio verso il grande impero cinese del tempo che, come descritto nel registri del regno del dragone, proprio in questo periodo potè instaurare un rapporto più continuo con un interlocutore che deteneva un esteso potere, quale era diventato il regno Yamato.

Il regno Yamato di fine periodo kofun diminuì i contatti con la Corea grazie a una maggiore autosufficienza e per la perdita del potere nei territori coreani. Quest’ultimo punto è ancora al centro di dibattiti tra storici giapponesi e coreani, in particolare in merito al Mimana Nihon-fu 任那日本府, ovvero dei territori giapponesi nel regno di Gaya coreano. Il contendere è la possibile indipendenza o meno dei territori occupati giapponesi dal potere dei regnanti coreani.
Comunque al contempo vennero introdotti in questo periodo anche il calendario lunare ed altri elementi della cultura cinese.

A seguito dei conflitti tra clan Soga e Mononobe per il potere interno agli Yamato di inizio VI secolo, si giunse alla stabilità del regno con l’imperatrice Suiko e l’imperatore Shōtoku che favorirono tra l’altro l’introduzione del buddismo in Giappone dando l’inizio a profondi cambiamenti che ci portano al successivo periodo Asuka.

I regnanti

Due regnanti leggendari ma fondamentali nella storia Yamato del periodo Kofun furono Wakatakeru e Keitai. Oggi si riferisce agli imperatori presenti e passati con il termine tennō, ma al tempo si utilizzava invece Ōkimi o Daio, entrambi usano i medesimi ideogrammi 大王. Tennō fu introdotto solo a partire dal periodo VIII secolo.

Wakatakeru, o più comunemente imperatore Yūryaku, fu il ventunesimo imperatore secondo la discendenza tradizionale ed è ricordato come patrono della sericoltura. Non è possibile assegnare date certe al suo regno, ma si ritiene convenzionalmente che abbia regnato dal 25 dicembre 456 all’8 settembre 479. Viene citato sia nel Kojiki che nel Nihon Shoki, i testi sacri giapponesi, e secondo alcuni storici come Kunio Hirano, ebbe la capacità di fondare la corte Yamato propriamente detta, ovvero un’organizzazione politica con un certo numero di vassalli centrata sull’autorità reale. Sono state ritrovate anche delle spade con le incisioni a lui dedicate come quella di Inariyama (in cinese).

L’imperatore Keitai, conosciuto anche come Wohodo ヲホド王, rappresentò il ventiseiesimo imperatore secondo la discendenza tradizionale regnando dal 3 marzo 507 al 10 marzo 531, o almeno queste sono lo date convenzionali. Salì al potere dopo una successione in brevissimo tempo di cinque imperatori secondo quando scritto nelle antiche cronache. Questo fa supporre una condizione di instabilità del regno Yamato rispetto regno di Wakatakeru che avrebbe finanche potuto portare ad un cambio dinastia. Sotto questo imperatore il regno vide un periodo di difficoltà sia economica che politica, un esempio fu la ribellione di Iwai per mano delle potenti famiglie a nord del Kyushu alleatisi con i coreani Silla, poi però soppressa.

La struttura sociale

Quando si approfondiscono i clan e la società del Giappone del periodo Kofun è bene ricordare che si fa riferimento solo a una parte del territorio giapponese rispetto all’accezione odierna. La parte est e soprattutto a nord del Sol Levante rimasero in uno stadio di arretratezza tecnologica almeno fino all’VIII secolo.

Il potere accumulato dai clan di questo periodo fu in buona parte figlio dei contatti con gli avanzati popoli cinesi e coreani dai quali vennero importate tecniche di coltivazione, arti, usanze, armi e in generale l’intera struttura sociale.

I toraijin

Il clan che maggiormente seppe beneficiare di questi rapporti con il continente fu proprio quello Yamato. Secondo antichi testi, si calcola che circa un quarto dei clan della zona del Kikai aveva origini straniere. I Yamato compresero che gli immigrati, chiamati toraijin 渡來人 (letteralmente persone che arrivano attraversando), erano portatori di conoscenze e tecnologie preziose come sericoltura, tessitura e tecniche di irrigazione, conoscenze da sfruttare e assorbire. Di 1182 clan, 317 avevano origine straniera, di cui 163 cinese e i restanti dei diversi regni di corea (Baekje, Goguryeo, Silla e Gaya). Molti arrivarono per volere degli stessi regnanti giapponesi, altri in fuga dalle guerre interne che che scuotevano la Corea in quel periodo. Ma questa è storia di Corea, quindi mi taccio.

Come sappiamo, in questo periodo storico la scrittura della lingua giapponese non esisteva, ma esisteva la casta dei Fuhitobe 史部 che conosceva la scrittura cinese. Loro facevano parte del clan Shinabe, quindi casta Bemin 部民, discendevano proprio dai toraijin e si occupavano della presa in carico di registri, dei documenti imperiali e dell’organizzazione del regno, un compito che mantennero fino alla riforma Taika del 645 d.C.

Il sistema Uji-Kabane 氏姓

A partire dal periodo Yayoi era esistito un sistema di clan, chiamato shizoku 氏族, in cui ognuno era composto da persone legate tra loro da vincoli di sangue o matrimoniali. Le persone usavano come nome di famiglia l’Uji 氏, ovvero il nome del proprio clan. Questo derivava dalle occupazioni o dalle caratteristiche naturali della loro regione e si pensa che questa usanza abbia origine coreana.

L’organizzazione sociale del regno nel V secolo si basò inizialmente sul sistema chiamato “tomo” secondo il quale le piccole e medie famiglie governanti locali della regione del Kinai (zona intorno Kyoto e Nara) erano divise a seconda degli incarichi avuti nella corte imperiale e mantenuti poi per via ereditaria. Dall’espansione di questo sistema nacque quello Uji-Kabane.

Con l’espansione della sfera d’influenza Yamato, un maggior numero di clan si impegnò a servire il nascente impero. Questo fece sì che i componenti dei vari clan cominciassero a lavorare per la Corte Imperiale rendendosi necessario distinguere il loro status.
Secondo questo sistema, ad ogni clan veniva dato un nome Uji e in aggiunta un Kabane 姓, inteso come titolo aristocratico ereditario collegato al nome. Facendo una piccola forzatura e semplificando un po’ potremmo paragonarlo ai nostri titoli nobiliari occidentali che indicavano chiaramente origine, status sociale e classe.

Nel corso dei secoli furono creati fino a una trentina di titoli kabane (poi ridotti a durante il VII secolo) e i più importanti erano:

  1. Omi 臣 (discendenti della famiglia imperiale)
  2. Muraji 連 (discendenti degli dei)
  3. Sukune 宿禰 (ufficiali e funzionari della corte di Yamato)
  4. Agatanushi 県主 (capi di clan)
  5. Ason 朝臣
  6. Kimi 君(o 公)
  7. Tomo no miyatsuko 伴造
  8. Agatanushi 県主 (capi di clan ma inferiori ai Tomo)
  9. ecc..

Chi ha studiato un po’ il giapponese avrà notato i “Kimi” scritto con lo stesso kanji usato oggi 君. Il significato dato nel giapponese contemporaneo a Kimi è quello del pronome “tu” in modo informale, quindi ponendo chi lo pronuncia in uno stato superiore rispetto alla persona indicata. Un tempo però il suo uso era completamente diverso, era infatti un titolo di grande importanza che deriva proprio dall’antico kabane di questo periodo.

Omi 臣 e Muraji 連 erano i titoli conferiti a coloro che godevano dello status più elevato. Entrambi erano riservati ai clan più potenti, ma il primo veniva conferito ai sostenitori di lunga data del clan Yamato come discendenti della famiglia imperiale, mentre muraji era destinato a chi faceva particolari occupazioni e per tradizione li si associava a discendenti degli dei. Inoltre i clan più potenti Omi erano chiamati Oomi 大臣 mentre i Muraji diventavano Oomuraji 大連.
Ecco degli esempi di famosi clan tra gli Omi: 葛城 (Katsuragi), 春日 (Kasuga), 蘇我 (Soga), 巨勢  (Kose), 紀 (Ki), 平群 (Heguri), 波多 (Hata), 阿部 (Abe), 穂積 (Hozumi), ecc
Ecco degli esempi di famosi clan Muraji: 大伴 (Ootomo), 物部 (Mononobe), 中臣 (Nakatomi), 土師 (Haji), 弓削 (Yuge) , 尾張 (Owari), ecc..

Facciamo un esempio pratico:
Il guerriero di fine periodo Kofun “Ootomo no Muraji Kanamura” 大伴の連 金村, dove Ōtomo è l’Uji, quindi il clan di origine, “Muraji” è il kebane che indica il suo titolo, e Kanamura i suo nome personale.

Nel particolare caso delle occupazioni esisteva anche il sistema dei bemin, i gruppi di coloro che dovevano cedere una parte della loro produzione o fornitura al proprio signore. Generalmente il “be” veniva aggiunto come suffisso al loro mestiere. Ad esempio si avevano i Yamabe che si occupavano dei boschi, gli Umakaibe che allevavano cavalli e bovini, i Kamibe che facevano i sacedoti, ecc…

Questo sistema rimase fino al VII secolo con la riforma Taika e la successiva riduzione ad otto soli kabane. Ma questo fa parte della storia del periodo successivo, il periodo Asuka.

infine proprio in merito al periodo Asuka e alla datazione in generale di quello kofun, tengo a precisare che il passaggio tra i due è ancora discusso tra gli studiosi. Personalmente mi trovo d’accordo nell’indicare il 592 come anno di riferimento, anno di diffusione del buddismo in Giappone con l’imperatrice Suiko. Altri indicano invece il 538 (o 552), anno in cui il buddismo venne introdotto in Giappone tramite una spedizione dei regnanti coreani Paekche.

Fonti:
Wikipedia
let.osaka-u.ac.jp
whc.unesco.org
momotaro-ura.jp
kblejungle.com
tofugu.com
historyofjapan.co.uk
ocada.jp