Inō Tadataka – l’uomo che mappò il Giappone

Sono numerosi i personaggi storici giapponesi famosi nel mondo, ma raramente si parla di Inō Tadataka 伊能いの忠敬ただたか, il più importante cartografo della storia del Giappone.

La sua fama nel Sol Levante è frutto di un monumentale lavoro cartografico, tale da essergli stato dedicato un museo, ricevere il myōjitaito ed essere insignito (postumo) di un titolo alla corte imperiale.

Statua di Inō Tadataka – Fonte: Wikipedia

La storia del cartografo è particolare, infatti non dedicò l’intera vita a quest’arte bensì solo gli ultimi venti anni. Ripercorriamo le sue orme e cerchiamo di comprender come sia arrivato in breve tempo al suo obiettivo.

La prima parte di vita

Tadataka nacque a Kujūkuri nel 1745, nella provincia di Kazusa, quella che attualmente è la prefettura di Chiba. Sebbene suo padre fosse una figura di rilievo nel suo villaggio, ebbe un’infanzia tumultuosa. Sua madre infatti morì quando lui aveva solo sei anni, e suo padre in seguito dovette lasciare la famiglia. Il piccolo Inō ebbe l’occasione di rincontrare il padre solo molti anni dopo, all’età di 10 anni.

Tadataka era un ottimo studente con la propensione per gli studi scientifici, aveva talento per l’aritmetica e una grande passione per l’astronomia.

All’età di 17 anni Tadataka si sposò entrando a far parte della famiglia Inō, clan di mercanti nel vicino villaggio di Sawara. Come nuovo membro della famiglia si dedicò agli affari di quest’ultima. Le sue capacità matematiche ed il suo acume nel commercio furono la chiave per ricostruire l’attività di produzione di sake della famiglia in quel momento in declino.

Il profondo amore per l’apprendimento continuò anche dopo il matrimonio, preseguendo con entusiasmo gli studi scientifici pur lavorando instancabilmente per l’economia familiare.

Residenza a Sawara – Fonte Wikipedia

Divenuto anche nanushi 名主なぬし, capo villaggio, Inō Tadataka usò le sue conoscenze contabili sia per tenere traccia delle risorse comunali che per il calcolo della quota di razioni di riso della comunità durante i periodi di carestia. Inoltre in questo periodo sviluppò i primi passi come cartografo, disegnando una mappa del vicino fiume Tone che serviva per il controllo delle inondazioni e scopi di irrigazione.

La vasta esperienza e i suoi molteplici talenti valsero a Inō all’età di 57 anni un importante riconoscimento dello shogunato Edo 江戸えど幕府ばくふ. Questo gli conferì il myōjitaito 苗字帯刀みょうじたいと, l’alto onore di portare un cognome e una spada, generalmente concesso ai samurai.

Gi inizi da cartografo

Inō decise a 49 anni di passare l’attività al figlio e ritirarsi nel quartiere di Fukagawa a Edo, l’odierna Tōkyō, dove si dedicò agli studi di astronomia. Trasformò quindi la sua casa in un osservatorio pieno di strumenti per l’osservazione dei cieli.

Inoltre divenne allievo di Takahashi Yoshitoki, importante astronomo dello shogunato Tokugawa, al quale era stato affidato il compito di rivedere il calendario giapponese. Takahashi era esperto di astronomia cinese e occidentale e, sotto la sua guida, Inō padroneggiò l’uso dei corpi celesti. Questi ultimi diventavano strumento per l’analisi della posizione geografica. Quest’abilità fu vitale per il “giovane” cartografo e gli permise di esaminare metodicamente vaste aree di terreno.

Terminato l’apprendistato, Inō si dedicò alla misurazione del pianeta Terra, un compito arduo che necessitava dapprima la misurazione dell’arco di un grado di meridiano. Egli tentò stimando una prima misura mediante la distanza tra casa propria e l’ufficio dello shogunato, ma con risultati troppo approssimati. Il suo maestro gli suggerì di utilizzare una maggiore distanza come base di misurazione, come ad esempio quella tra Edo e Ezo 蝦夷えぞ, l’antico nome per Hokkaidō, grande isola settentionale del Giappone.

Mappa di Ezo (Hokkaidō) – Fonte: emuseum.nich.go.jp

L’Hokkaidō di inizio ‘800 era un territorio ancora selvaggio dove vivevano gli Ainu, tribù indigena, e in cui spesso arrivavano invasioni di navi dal vicina Russia. Ma proprio quest’ultimo motivo spinse il governo giapponese ad autorizzare la spedizione verso Ezo, con l’obiettivo di rivendicare quel territorio come parte del Giappone. Inō ricevette quindi un piccolo sovvenzionamento governativo che però dovette integrare con fondi propri.

Il risultato della spedizione durò diversi difficili mesi, ma fu un successo per Inō Tadataka. Non solo riuscì a calcolare correttamente i gradi di latitudine che gli servivano, ma mappò scrupolosamente buona parte del territorio del nord, impressionando i leader dello Shogun.
La conferma della misurazione avvenne grazie alla comparazione dei dati di Inō con quelli dell’astronomo Jérôme Lalande in “Astronomia of Sterrekunde”. Il testo del francese era a quel tempo un importante riferimento per gli astronomi giapponesi.

La mappatura dell’intero Giappone

Nel corso dei due anni successivi, Inō completò la sua analisi dei territori del Giappone orientale, tracciando la costa giapponese dell’Honshu settentrionale nel 1802 e la parte centrale dell’isola nel 1803. Presentò i frutti del suo lavoro allo shōgun Tokugawa Ienari, mostrando le mappe da lui create in una sala di ricevimento all’interno del castello di Edo. Le accurate e dettagliate carte impressionarono il sovrano al punto di far diventare Inō un suo diretto servitore e gli incaricò di ispezionare anche le restanti zone occidentali del paese. Questa volta il governo centrale finanziò totalmente i costi della missione.

Mappa Giappone Fonte: nhk.or.jp

L’ormai abile cartografo giapponese stimò in circa tre anni i tempi della spedizione. Così a partire dal 1805 cominciò a tracciare l’intera zona dell’odierno kansai ma non si fermò lì. Il cartografo oramai sessantenne proseguì nel mappare Chūgoku, quindi l’estremità occidentale dell’Honshū ed infine le isole Shikoku e Kyūshū. Inō impiegò dieci anni per raccogliere i dati e terminò infine la sua spedizione a Edō, l’antica Tōkyō.

La sua opera completa prende il nome di Dainippon Enkai Yochi Zenzu 大日本沿海輿地全図だいにっぽんえんかいよちぜんず, ovvero “mappature generale di tutte le coste del Giappone”.

Le difficoltà incontrate

Le sfide che affrontò durante i suoi viaggi furono diverse e alcune segnarono profondamente Inō Tadataka. Innanzitutto limiti tecnici che resero difficili molti rilevamenti. Nell’800 non esistevano i moderni strumenti di rilevazione e alcuni calcoli sarebbero stati facilitati anche da un semplice orologio da polso, che però non esisteva ancora. Per misurare ad esempio la longitudine si dovette affidare a un orologio a pendolo e alle proprie capacità di coordinazione.

Altro elemento che minò il lavoro del cartografo fù la non più giovane età e i problemi di salute. Inō Tadataka soffriva di asma e spesso dovette sospendere le sue rilevazioni per farsi curare. A questo si aggiungevano le difficili condizioni di spostamento dell’epoca e le malattie che contrasse nei suoi viaggi.

Non per ultimo, prima di diventare servitore dello Shogun, buona parte delle amministrazioni locali con le quali era obbligato a negoziare ostacolarono le sue rilevazioni.

Il lavoro incompiuto

Dopo essere tornato dalla sua spedizione nel Kyūshū, Inō nel 1814 si stabilì presso l’ufficio di cartografia dello shogunale e iniziò il lungo compito di trasformare l’immensa mole di dati raccolti in mappe. Queste sarebbero poi comunemente chiamate “mappe Inō”, una serie di grafici disegnati meticolosamente resi in scala: grande (1:36.000), media (1:210.000) e piccola (1:430.000).

Inō Tadataka però non arrivò a vedere il suo progetto completato. Morì nel 1818 e i suoi studenti e funzionari di grado inferiore presso l’ufficio del calendario dello shogunale si occuparono di completare la sua opera. Lavorando duramente per diversi anni, nel 1821 presentarono finalmente le mappe finite allo shogunato.

Il governo Tokugawa del tempo non pubblicò mai però ufficialmente le carte e, a seguito della restaurazione Meiji del 1868, gli originali si persero in un incendio al Palazzo Imperiale. Delle copie furono create sotto richiesta del Ministro dell’Interno ma anche queste andarono distrutte in concomitanza con il terremoto del Kantō del 1923. Le mappe che oggi sono ancora esistenti provengono da collezioni private, comprese quelle che erano donate ai daimyō e che oggi rappresentano importanti beni culturali e tesori nazionali.

Monte Fuji – Fonte: nippon.com

L’eredità morale e le controversie

Francobollo commemorativo Fonte: Wikipedia

Nel Giappone di oggi la figura di Inō Tadataka è studiata nelle scuole sia per la sua valenza storica che per quel che rappresenta. Il suo impegno profuso nella realizzazione del suoi obiettivo è infatti un esempio tutt’oggi. Inoltre la sua capacità di svoltare pagina e ricominciare una nuova vita in età avanzata è persino visto come modello di invecchiamento per la nazione.

Inō Tadataka ha lasciato come eredità un esempio che trascende la mera cartografia, ma alcuni fatti meno comuni ne oscurano il personaggio. Il cartografo infatti era noto per essere estremamente severo e inflessibile e arrivò a cacciare dei suoi pupilli per un contraddittorio e finanche rinnegare suo figlio e sua figlia.

Considerazioni finali

Il cartografo non è mai stato dimenticato, anzi già nel 2001 si erano celebrati i 200 anni dalla sua prima spedizione. Recentemente, nel 2018, è stata commemorata la sua scomparsa con vari eventi in GIappone come mostre, percorsi commemorativi che ne ripercorrono le orme ed anche un film basato sulla sua vita.

Ritengo che sarebbe interessante far conoscere la storia di questo caparbio cinquantenne anche qui in occidente. Inō Tadataka è simbolo di grande passione per il proprio lavoro e impegno nel perseguire i propri obiettivi, a qualunque età. C’è sempre tempo per crescere e migliorarsi.

Fonti
Nippon
Japanese-wiki-corpus
Wikipeda
Jstage.jst.go.jp (PDF)

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