Il koto 箏

Tra gli strumenti più rappresentativi della musica tradizionale giapponese ritroviamo certamente il koto こと. Questo deriva dal guzheng cinese e appartiene al vasto mondo delle cetre. Venne introdotto in Giappone intorno al periodo Nara, ma dimensione, numero di stringhe e il suo stesso nome cambiò nei secoli.

Il koto moderno è costituito da una cassa armonica, lunga circa due metri e larga tra i 24 ed i 25 cm sulla quale sono presenti tredici corde di uguale diametro e tensione che vengono suonate tramite un particolare plettro simile ad un’unghia, lo tsume. Sotto ogni corda si trovano altrettanti ponti mobili, chiamati “ji”. Tradizionalmente il koto viene posto a terra e il suonatore, inginocchiato davanti allo strumento, pizzica le corde con tre dita della mano destra. Solo recentemente si è cominciata a utilizzare anche la mano sinistra seguendo le armonie e l’influenza della musica occidentale.

Anticamente il termine “koto” indicava tutti gli strumenti a corda giapponesi. Solo con la diffusione di altri strumenti musicali e a seguito dell’evoluzione stessa dell’antico koto, quest’ultimo prese il significato odierno. I primi koto giapponesi avevano ad esempio solo cinque o sette corde.
Lo strumento era utilizzato principalmente nelle ricche famiglie come accompagnamento alla musica tradizionale di corte, la gagaku e grazie al suo suono dolce ed elegante era anche considerato uno strumento poetico. Spesso si utilizzava per creare la giusta atmosfera durante racconti romantici.
Il koto è stato spesso citato e rappresentato nella letteratura giapponese: un’opera popolare è il Genji Monogatari di Murasaki Shikibu dell’XI secolo. La storia è incentrata su un giovane di nome Genji che si innamora di una donna misteriosa che suona un koto. È interessante notare che, ironia della sorte, in origine alle donne non era consentito suonarlo!
Durante il medioevo si inventò anche un particolare Koto, chiamato Chikuso, dedicato esclusivamente per i non vedenti oggi in disuso.
Le influenze musicali occidentali hanno a lungo minato l’utilizzo del koto in Giappone, soppiantato da strumenti occidentali ben più adatti alle moderne sonorità del mercato. Ma lo strumento non ha mai smesso di svilupparsi e sperimentare. Per quanto possa sembrare forse tra i più classici e tradizionali strumenti del Giappone, in realtà ne esistono di numerosi derivati recenti. Tra i più famosi il taishogoto nato a Nagoya a inizio ‘900, una sorta di koto a tasti.

Il costo di un koto è molto variabile a seconda della scalatura e della manifattura. Quelli più piccoli ed economici arrivano a costare circa 500 euro. Quelli di dimensione maggiore variano dai 1500 fino ai 20 mila euro. I prezzi di strumenti musicali artigianali e facenti parte di un mercato così ristretto tendono sempre ad essere particolarmente cari!

Yamatogoto

Prima di passare ad un altro strumento voglio accennare allo Yamatogoto, non tanto per la sua particolarità in ambito musicale, dato che è descrivibile come un koto più piccolo con 6 o 7 corde, ma per la sua importanza storica. Lo Yamatogo, letteralmente koto giapponese, è l’unico strumento musicale autoctono creato interamente in Giappone. Inoltre nel libro sacro del Kojiki, fu lui lo strumento suonato come sottofondo per far danzare la dea Ame-no-Uzume al fine di incuriosire e far uscire la dea Amaterasu dalla caverna dove si era nascosta nel famoso mito.
Ad oggi è comunque uno strumento usato molto raramente e in caso solo in riti scintoisti. Potremmo considerarlo uno strumento da museo più che da esibizione.