Nel progredire dello studio della lingua giapponese sorgono naturali alcuni quesiti in merito ai kanji: quanti sono in totale? Come sono suddivisi? Sono variati nel tempo? Cerchiamo di rispondere a questi quesiti nel modo più esaustivo possibile.
Liste di kanji
Il numero totale di kanji esistente non è facilmente quantificabile. Nei secoli si sono avvicendati diversi testi che hanno raccolto l’immensa mole di caratteri e l’ultimo e più completo dizionario di ideogrammi per la stampa è stato pubblicato in Cina nel 1997, il Zhonghua Zihai, il loro numero è di 85.568 caratteri. Non contando le varienti regionali o obsolete.
Ovviamente quest’ultimo è un vero e proprio compendio che racchiude non solo i kanji utilizzati in Giappone ma tutti i kanji esistenti e non rappresenta quindi una lista ufficiale di kanji di uso comune da conoscere.
I kanji giapponesi hanno comunque sia una loro suddivisione per semplificazione ufficiale (kyūjitai 旧字体, shinjitai 新字体) che una non ufficiale (kakuchōshinjitai 拡張新字体) e un ulteriore classificazione ufficiale (jōjōkanji 常用漢字, kyōikukanji 教育漢字, shinmeiyōkanji 人名用漢字, hyōgaikanji 表外漢字).
In questo articolo approfondiamo la suddivisione avvenuta nel ‘900 ed il processo di riforma degli ideogrammi giapponesi.
La semplificazione dei kanji
Uno dei metodi per la suddividere i kanji è distinguerli tra kanji non semplificati, kyūjitai 旧字体, e semplificati, shinjitai 新字体.
Kyūjitai – 旧字体
Kyūjitai 旧字体 (o 舊字體 secondo la scrittura tradizionale) significa letteralmente “forma antica dei caratteri” e indica tutti i kanji derivanti dai caratteri tradizionali cinesi.
Con il passare dei secoli sia in Giappone che in Cina avvenne una naturale semplificazione degli ideogrammi, con risultati però diversi tra i due paesi. Tale semplificazione aveva portato alla nascita di numerose varianti, chiamate 変体仮名 con numero di tratti ridotto ma considerati spesso poco “eleganti” o addirittura rozzi.
L’insieme di kanji tradizionali cinesi veniva chiamato in Giappone anche seiji (正字 letteralmente “caratteri corretti”) o seijitai (正字體) e furono di riferimento come kanji da utilizzare fino alla promulgazione della lista dei tōyō kanji 当用漢字, lista dei kanji comuni teorizzata nel 1922 ma ufficializzata nel 1962. Comunque l’uso dei Kyūjitai rimase in alcune pubblicazioni fino alla fine degli anni ’50.
Ad oggi i Kyūjitai non sono più utilizzati ad eccezione dei nomi di persona (jimeyō kanji 人名用漢字), che a differenza della Cina sono stati esclusi dalla riforma linguistica di metà novecento.
Shinjitai – 新字体
I shinjitai 新字体 , letteralmente “nuova forma dei caratteri”, rappresenta l‘insieme degli ideogrammi semplificati utilizzati a partire dalla riforma linguistica giapponese del 1946, durate la quale fu stilata la prima lista dei kanji di comune utilizzo, i tōyō kanji 当用漢字.
La semplificazione avvenuta in Giappone è molto meno radicale di quella cinese, e ancora oggi in Giappone sono utilizzati kanji che in Cina sono stati invece semplificati.
La motivazione alla base di questa semplificazione è la necessità di una maggiore semplicità di scrittura soprattutto legata ai processi di stampa per la complessità dei tratti.
Il principale processo di semplificazione avvenne riducendo il numero dei tratti dell’ideogramma o sostituendo l’onpu 音符, il componente fonetico del kanji, con un altro dallo stesso suono.
Metodi di semplificazione
- Adozione della versione corsiva cinese:
Utilizzo del kanji nella grafia corsiva del cinese, come ad esempio:
圖 → 図 (disegno, immagine)
觀 → 観 (apparenza)
示 (radicale religioso) → 礻
晝 → 昼 (mezzogiorno, pranzo) - Unificazione di caratteri:
In caso di kanji con diverse varianti, ne viene scelta solo una come forma standard. Ad esempio isola 島 (tō, shima) anticamente era rappresentata anche con 嶋 (tuttoggi utilizzata nei nomi propri di persona) e 嶌. - Sostituzione della parte fonetica, l’onpu 音符:
Questa sostutuzione viene fatta ai kanji keisei moji 形声文字, ovvero tutti i kanji costituiti da una parte semantica ed una fonetica. Un esempio comune è 圍 (circondare, assediare) semplificato in 囲, in quanto 韋 e 井 sono caratteri omofoni. - Adozione di una variante:
In 證 → 証 (evidenza, prova) sebbene la parte sostituta 登 → 正 non sia fonetica e abbia differente significato. - Rimozione di un componente:
In questo caso l’ideogramma perde una sua parte:
罐→缶 (contenitore)
縣→県 (prefettura)
絲→糸 (filo)
蟲→虫 (insetto)
餘→余 (altro) - Aggiunsione di un tratto:
In controtendenza con la semplificazione undici casi sono stati standardizzati con l’aggiunta di un tratto al fine di rendere la loro scrittura più regolare. L’esempio più comune è 步→歩.
Kakuchōshinjitai – 拡張新字体
I kakuchōshinjitai 拡張新字体, letteralmente “nuova forma estesa dei nuovi caratteri” sono un insieme di hyōgaiji 表外字 che non fanno parte dei jōyō kanji, ma che sono stati semplificati non ufficialmente. Quindi la loro forma ufficiale è ancora oggi quella tradizionale, la Kyūjitai 旧字体.
La promotrice di questi caratteri è stata la testata giornalistica Asahi Shimbun, che cominciò ad utilizzare sin dalla fine degli anni ’70 caratteri come esalare 噓 o disobbedire 叛.
Oggi secondo le linee guida dell’ultima revisone dei jōyō kanji del 2010 del governo giapponese è stato esplicitamente consentita la semplificazione della scrittura a mano e l’uso di caratteri alternativi nel testo elettronico.
Controversie e incongruenze
La semplificazione avvenuto con la riforma dei kanji non è sempre stato un processo facile e presenta controversie o incongruenze.
Il processo di semplificazione è avvenuto unicamente sui tōyō kanji 当用漢字 (quindi successivamente sui jōyō kanji 常用漢字), non includendo gli ideogrammi al di fuori di questo gruppo (hyōgaiji 表外字) che quindi conservavano la loro forma tradizionale. Può quindi accadere che un kanji comune con una parte semplificata come 賣 → 売 sia presente in un altro ideogramma non comune nella sua forma tradizionale 贖, 犢 e 牘.
Inoltre ci sono anche casi in cui kanji del gruppo jōyō kanji non sono sempre semplificati come drago 龍 → 竜 che in attacco 襲 e cesto 籠 non è stato semplificato ma in cascata sì 瀧 → 滝.
In alcuni casi sono stati semplificati solo nei composti e non singolarmente come perforare 貫 non semplificato, ma invece verità 實 → 実.
Generalmente la conversione da kyūjitai a shinjitai è di uno a uno ad eccezione di discorso,lingua 弁, che è la forma semplificata di ben 4 ideogrammi tradzionali 弁, 辯, 辨 e 瓣.
La riforma del 1956
Uno dei maggiori problemi che si presentò al momento della semplificazione fu che un gran numero di kanji ancora utilizzati non facevano parte della lista tōyō. Per risolvere questo problema il governo si vide costretto ad attuare un ulteriore riforma nel 1956, la Dōon no kanji ni yoru kakikae 同音の漢字による書きかえ (lett. “riscrittura secondo Kanji aventi lo stesso suono”) che permise di scrivere in giapponese utilizzando unicamente i tōyō kanji.
Questa riforma consiteva in due principali regole:
1. Riunire in un unica variante parole che avevano più forme (es. ordine, chūmon 注文 che fino a quel momento si poteva scrivere 註文).
2. Cambiare dei kanji in alcune parole con altri omofoni che rientravano tra i tōyō kanji (es. tifone, taifū 台風 prima della riforma si scriveva 颱風).
La prima regola della riforma non creò problemi, ma la seconda comportò alla creazione di parole con ideogrammi parzialmente slegati semanticamente con la parola originaria.
Queste e ulteriori incongruenze non sono ad oggi state risolte neanche nell’ultima revisione dei jōyō kanji avvenuta nel 2010.
I convertitori kyūjitai – shinjitai
I convertitori sono tuttora utilizzati per comprendere l’origine di alcuni ideogrammi. Tra i più comuni consiglio cjkv-dict che applica una conversione post riforma del 1956. Infatti proprio per le problematiche succitate, alcuni convertitori si limitano a trasformare l’ideogramma senza tener conto delle regole del ’56, quindi 台風 talvolta viene fatto derivare da 臺風 e non da 颱風 (台 è infatti la forma semplificata di 臺). Inoltre il convertitore cjkv-dict ha anche un utile dizionario che converte in Cinese antico, cinese moderno, coreano antico, coreano moderno (hangul) e vietnamita! (esiste anche l’app per Android e IOS).
Se volete approfondire lo studio dei kanji vi consiglio i seguenti testi:
Testi sulle origini dei kanji (Key to Kanji) e sull’analisi attraverso la fonetica (The Kanji Code). Testi in lingua inglese.
Testo sull’evoluzione del giapponese antico e sulla nascita dello stesso con analisi e testi comparativi. Testo in lingua italiana.
Fonti
Wikipedia
Alesaonline
Tonypolizzijapan
medium.com