Aum Shinrikyō: da movimento salvifico a setta terroristica

La religione è un antico costrutto sociale che ha un grande potere e la capacità di veicolare importanti messaggi, formare coscienze e influenzare interi popoli. Questo potere diventa particolarmente pericoloso quando è alimentato da fanatismi che trasformano i credenti in adepti e i culti in “sette salvifiche”.
Questa è la storia dell’Aum Shinrinkyō, un movimento religioso nato in Giappone a fine anni ’80 che si è macchiato, tra i suoi crimini, di una delle maggiori stragi avvenute in in terra nipponica dal dopoguerra ad oggi. Un evento e che è rimasto profondamente impresso nella memoria e nella coscienza dei giapponesi e che strizza l’occhio al terrorismo.

La religiosità in Giappone

In Giappone è notoria la coesistenza tra il credo buddista e quello scintoista, lo shibutsu shūgō 神仏習合しんぶつしゅうごう, un equilibrio che persiste dal periodo Nara e che solo dopo la restaurazione Meiji ha visto una netta divisione tra i due. A mio parere il sincretismo religioso giapponese ha sempre favorito la nascita di nuovi culti o reinterpretazione di quelli già esistenti.
Il termine “religione” in Giappone mal si addice al sentire giapponese, quando parliamo di spiritualità nippponica preferisco utilizzare “culto” o “usanza”.
Questa libertà e facilità tutta giapponese di passare da cerimonie buddiste a scintoiste (e viceversa) ben rappresenta un sentire diverso dal mondo occidentale.

Il termine giapponese shinshūkyō 新宗教しんしゅうきょう significa letteralmente “nuova religione” e nasce proprio per riferirsi a tutti i culti nati recentemente in Giappone.
Tra questi troviamo nuove interpretazioni delle scuole buddiste, spesso derivanti da una costola del Nichiren, come il Soka Gakkai o il Reiyūkai, troviamo quelle legate allo scintoismo come il Konkokyo, altre che uniscono gli insegnamenti di Buddha e la venerazione dei kami come il Tenriyō o infine dei credi che inglobano in sè concetti di diverse religioni, spesso con elementi esoterici e sovente guidate da un capo spirituale, o meglio “santone”. L’Aum Shinrikyō fa parte di quest’ultimo caso.

L’Aum Shinrikyō

Il termine Aum Shinrikyō オウムしんきょう deriva dalla sillaba sanscrita Oṃ legata alla cultura religiosa indiana e ai veda, e Shinrikyō che significa “insegnamento della verità”.
Ora non so voi, ma quando qualcuno vuole insegnare la verità pensando di averne una assoluta, io mi preoccupo…
Il movimento fu fondato nal 1987 da Shōkō Asahara e univa al suo interno insegnamenti buddisti, scintoismo, credenze popolari ed esoterismo filocristiano. Mancava solo l’islamismo.

Shoko Asahara

Shoko Asahara

Shōkō Asahara, all’anagrafe Chizuo Matsumoto, nacque nel 1955 da una povera famiglia che produceva tatami. Sin da bambino ebbe gravi problemi di vista a causa di un glaucoma infantile che lo portarono alla quasi cecità. Per questo frequentò una scuola per ciechi dove era noto per atteggiamenti prevaricatori e di bullismo verso gli altri bambini.

Nel 1977 prese il diploma in medicina cinese e agopuntura, scegliendo un percorso di studi comune in Giappone per chi è ipovedente o cieco.

Padre di 6 figli, si dedicava nel tempo libero allo studio delle religioni e dei loro aspetti esoterici, entrando a far parte di diverse sette di stampo buddista e approfondendo la meditazione e lo yoga.

La svolta della sua vita avvenne nel 1984 quando prese il nome di Shōkō Asahara e fondò l’Aum Shinsen no Kai dando corsi di meditazione e inegnamenti Yoga dal suo monolocale di Shibuya, noto quartiere di Tokyo. Il suo percorso religioso si arrichì poi di varie esperienze in Tibet incontrando anche importanti figure religiose.
Al suo ritorno fondò l’Aum Shinrikyō trovando pian piano diversi proseliti, in particolare tra i neolaureati delle migliori università del Giappone.

Ma quali erano i concetti alla base dell’Aum Shinrikyō?

La dottrina

È difficile collocare il pensiero di Asahara all’interno di un unica credenza religiosa. I suoi insegnamenti univano elementi da diversi culti; tradizioni asiatiche e finanche cristiane. L’insegnamento si basava sulle sue interpretazioni personali del buddismo indiano, buddismo tibetano e induismo. Inoltre fece sue anche alcuni concetti cristiani come l’apocalisse ed elementi esoterici che abbracciarono finanche le previsioni di Nostradamus. Inoltre Egli stesso nel suo libro si paragonò a Cristo e alla sua missione di guida del popolo giapponese verso l’illuminazione.

Si impegnò nel semplificare il processo che portasse all’illuminazione e renderlo più semplice per i meno colti, traducendo varie terminologie del buddismo tradizionale in giapponese moderno. Secondo il suo pensiero, la dottrina doveva condurre alla realizzazione dell’individuo, non solo mostrarne la via.

Asahara affermava di prendere su di sè i peccati del mondo e poter trasferire il suo potere spirituali sui seguaci, togliendo loro i peccati e purificandoli dalle cattive azioni.

Ne seguirono apparizioni televisive, interviste e vari libri nei quali spiegava il suo progetto religioso e la sua missione. La sua visione spirituale divenne con il tempo sempre più complessa e l’organizzazione prese gradualmente la forma di una setta con divisione in ordini monastici e una rigida struttura interna.

Più volte Asahara teorizzò anche un’incompente apocalisse cristiana sottoforma di armageddon nucleare così come una terza guerra mondiale istigata dagli Stati Uniti.

Ma come fece ad attrarre così tanti discepoli?

La nascita della setta

Asahara benchè potesse sembrare solo un esaltato, aveva ben compreso le debolezze di una società in piena crisi post boom-economico e alla ricerca di nuovi punti di riferimento.
Non si limitò a professare il culto attraverso i soliti sermoni o libri di settore, ma veicolò il messaggio reinterpretando i contenuti in voga di manga e anime del tempo. La verità di Asahara era infarcita di elementi fantascientifici, cospirazioni segrete e verità ultime, condendo il tutto con riferimenti più o meno velati ai racconti di Isaac Asimov. Aum pubblicò anche due riviste, Vajrana Sacca ed Enjoy Happiness.

L’approccio controverso e le affermazioni forti nelle interviste si contrapponevono alla figura di un uomo mite che conduceva una vita modesta. Lo stesso guru affermò più volte di non cercare la ricchezza ma ricercare la visibilità per poter diffondere il più possibile la salvezza. Un sant’uomo direi…

Aum pubblicizzava il proprio “piano di salvezza” includendo ad esempio il supporto alla realizzazione personale attraverso il pensiero positivo, la cura delle malattie attraverso lo yoga o insegnando delle tecniche per il miglioramente della salute. Ma non era tutto rose e fiori.
Il devoto diventava shukkesha 出家者しゅっけしゃ, letteralmente “persona uscita di casa”. Il concetto si ispira al termine shukke buddista, traducibile come “monaco”, o quantomeno al percorso per diventarlo; in particolare alla scelta di lasciare ogni bene terreno per seguire gli insegnamenti del Buddha. Così chi si univa al movimento Aum doveva infatti recidere ogni legame con la famiglia e amici e donare tutto quello che possedeva al movimento. Se si pensa che la maggior parte degli adepti proveniva dal ceto abbiente, si può facilmente comprendere quanto riuscì ad arricchirsi la setta in poco tempo.

Da setta a gruppo terroristico

Le predicazioni di Asahara divennero sempre più deliranti, arrivando col tempo a giustificare anche gli atti di violenza di cui si macchierà la setta e che porteranno al suo inevitabile declino.

Il suo movimento aveva ricevuto nel 1989 lo status ufficiale di organizzazione religiosa ed era arrivato finanche a fondare un partito, lo shinritō 真理党しんりとう, che comunque non arrivò mai ad essere eletto e avere una presenza alla camera bassa come auspicato dal Guru.

Sarà proprio la sconfitta elettorale nel 1990 a segnare l’inizio del cambiamento; Lo spirito con cui nacque la setta mutò, passando da quello ottimistico e salvifico iniziale a quello pessimista e catastrofico.
L’Aum Shinrikyō completò così una transizione cominciata a fine anni ’80 che lo portò dal buddismo Mahǎyǎna, incentrato alla salvezza delle anime, a quello Vajarayăna che si preoccupava della devozione dei fedeli, della pratica ascetica e della salvezza di un numero ristretto di individui ad ogni costo. Asahara assorbì e reinterpretò anche i concetti di karma e phowa del buddismo tantrico tibetano al fine di giustificare il ricorso alla violenza.

Phowa e karma

Senza voler entrare nella complessa dottrina buddista tibetana, è importante comprendere l’interpretazione data da Asahara a questi termini.
Semplificando, Il phowa è una pratica che significa “trasferimento della coscienza al momento della morte”e lega il suo concetto a quello di trasmigrazione dell’anima. Dopo la morte l’anima del defunto attraversa i vari reami secondo i meriti o demeriti karmici accumuati nella vita terrena. Questo processo può essere assistito e aiutato attraverso l’intermediazione spirituale del guru.
Asahara reinterpreta questo il concetto e giustifica anche la violenza o addirittura l’omicidio come forma di salvezza per l’anima di una persona oramai troppo contaminata dal karma negativo.

Comunque alla sconfitta politica si aggiunsero poi tensioni con i media, le autorità legali, le famiglie dei discepoli e gli abitanti dove erano edificati i centri delle attività Aum.

La battaglia profetizzata da Asahara tra le forze del bene e quelle del male era così cominciata.

Nel 1994 l’aum shinkyō divenne uno tra le maggiori nuove religioni del Giappone con più di 40 mila adepti in Giappone e in Russia. Era riuscita anche ad accumulare svariati milioni di dollari dalle donazioni dei suoi seguaci ma alcuni eventi avrebbero cambiate per sempre il destino della setta, imboccando una strada senza ritorno.

L’omicidio dei Sakamoto

La crescita degli adepti, e conseguentemente degli shukkesha, si tradusse parallelamente alla crescita dei conflitti con i familiari di questi. Nacque finanche un movimento di protesta contro l’Aum, Oumu Shinrikyō higaisha no kai, il cui rappresentate legale era Sakamoto Tsutsumi.

Le indagini del legale fecero emergere pratiche controverse degli adepti smascherandone anche l’inefficacia. Ad esempio durante le pratiche iniziatiche si faceva bere il sangue di Asahara pensando avesse proprietà uniche. Con questo rito gli iniziati avrebbero ricevuto parte dei poteri del guru.

Sakamoto Tsutsumi e la famiglia

Il povero Sakamoto seguitò rilasciando interviste in giornali e TV e rese pubbliche tutte le informazioni da lui raccolte sull’Aum Shinrikyō diventando così un vero nemico per la setta.

Il guru si “vide costretto” a ricorrere alla pratica del phowa per riportare sulla retta via l’anima del povero Sakamoto.
Il 3 novembre 1989 ordinò ad alcuni membri della setta di rapire Sakamoto alla stazione di Tokohama. Causa sfortunati imprevisti quel giorno l’avvocato rimase in casa e gli adepti, o forse dovrei dire delinquenti, decisero allora di piombare nella notte in casa sua dove lo uccisero insieme con la moglie e il figlioletto di appena 14 mesi.

I corpi furono poi resi non identificabili e nascosti in tre differenti prefetture del Giappone.

Il caso Sakamoto rimase irrisolto per diversi anni. Venne a galla solo dopo l’attentato alla metropolitana di Tokyo del 1995 grazie alla confessioni di alcuni membri della setta.

L’attentato alla metropolitana di Tokyo

La svolta avvenne proprio a seguito dell’attacco alla metropolitana di Tokyo del 20 marzo 1995 avvenuto con la complicità dell’Aum Shinkyō.

Mappa dell’attacco alla metropolitana

Secondo la ricostruzione degli eventi e il racconti dei colpevoli, intorno alle 8 del mattino cinque membri della setta si introdussero nei vagoni della metro mischiandosi ai pendorali. Quì lasciarono dei sacchetti di plastica contenenti gas nervino nascosto all’interno di giornali che si preoccuparono di forare prima di dilequarsi tra la folla. Il gas evaporando non tardò ad intossicare i malcapitati sui vagoni. Alla fine della giornata si contarono 6200 intossicati, molti con danni gravi o permanenti (soprattutto alla vista) e 13 morti. Le linee colpite furono le più frequentate: la Chiyoda, la Marunouchi e l’Hibiya.

Grazie alla segnalazione di una studentessa, le indagini vennero rivolte nella direzione dell’Aum Shinrikyō, già monitorato da tempo per il sospetto coinvolgimento in altri crimini. Non sono l’omicidio della famiglia Sakamoto ma un’altro attentato avvenuto l’anno prima ai danni di un giudice a Matsumoto dove era stato usato proprio il gas nervino.

Il gas Sarin stesso era stato prodotto direttamente in un piccolo laboratorio della setta a Kamikuishiki, nella prefettura di Yamanashi. Si scoprì inoltre che la setta aveva una rete di operazioni nascoste in Giappone e Russia, produceva armi chimiche e sviluppava tecnologie pericolose.

L’evento sconvolse l’intero Giappone, il movimento perse lo stato di organizzazione religiosa e lo stesso Asahara fu incolpato di esserne il mandante.

Ritengo giusto specificare che la maggiorparte dei seguaci dell’Aum non era a conoscenze dei crimini. Si limitava solo a seguire il santone. Le azioni criminali erano architettate e conosciute solo da Asahara e i suoi più stretti collaboratori.
Lo scrittore Murakami Haruki scrisse un libro, Underground. Racconto a più voci
dell’attentato alla metropolitana di Tokyo
, che raccoglie varie interviste sia delle vittime che di alcuni membri della setta. Il libro ben aiuta a capire la considizione psicologica, spesso di inconsapevolezza, in cui gli adpeti operavano.

Il lungo processo e la fine dell’Aum Shinrikyō

L’arresto di Shoko Asahara

Asahara dovette andare incontro a numerosi processi e la difesa cercò di portare avanti la tesi della sua innocenza ed estraneità ai fatti. Il processo, o meglio il “giudizio del secolo”, come fu soprannominato dai giapponesi, riguardò l’illuminato insieme ad altri 200 componenti della setta. In particolare il guru fu accusato di 27 capi d’accusa iniziali, poi diventati 17, e alla fine Asahara venne ritenuto responsabile di 13.

Durante tutti i processi Asahara risultò sempre molto distaccato e si dichiarò estraneo ai fatti. Secondo il guru gli atti criminosi compiuti dagli adepti erano frutto di una sbagliata interpretazione dei suoi insegnamenti e lui non poteva quindi esserne responsabile.

Terminati i processi e un tentato ricorso dell’avvocato per far passare il leader come instabile psicologicamente, Asahara fu condannato alla pena di morte nel 2004 insieme ad altri membri del culto. La loro esecuzione avvenne nel luglio del 2018, ben 23 anni dopo i crimini della metropolitana di Tokyo. Altri furono condannati all’ergastolo. Per chi non lo sapese in Giappone vige ancora oggi la pena di morte per impiccagione.

I condannati per i crimini della setta

La nascita di Aleph e Hikari no Wa

Aleph

Perso lo status legale di gruppo religioso la setta fu dichiarata in bancarotta, ma non scomparve. A seguito di un rinnovamento della dottrina e il rigetto dei testi basati sull’interpretazione buddista Vajrayana, l’Aum Shinrikyō si scusò per la strage e creò anche un fondo di compensazione per le vittime. Fondo che ancora oggi è in un limbo tra risarcimenti più o meno erogati.

Hikari no Wa

Nel 2000 nacque Aleph con a capo Fumihiro Joyu, vecchio membro carismatico che cercò di ridare equilibrio alla setta e riabilitarla agli occhi della società. Intanto la setta rimase sotto controllo dalle autorità ufficialmente fino al 2006, ma sembra che ancora oggi sia sempre attenzionata.

Ne seguirono negli anni vari dissidi interni per la nuova gestione promossa da Joyu, il quale riteneva ci fosse ancora troppo ingerenza della famiglia di Asahara all’interno del movimento. Ne derivò così una scissione nel 2007 e la nascita di Hikari no Wa con a capo prorio Joyu che prese fortemente le distanze da Aleph.

Ad oggi Aleph conta un totale di circa 1850 membri in lenta ma costante crescita. Hikari no wa ha invece circa 200.

Considerazioni personali

Ancora oggi si discute su quali siano stati i motivi che hanno portato alla strage della metropolitana. Se gli altri atti criminali furono chiaramente mirati a zittire precisi individui, quello di Tokyo fu un attacco alla società intera.
Secondo l’accusa del processo i fatti di Tokyo erano i primi di una serie di attentati che avrebbero dovuto gettare il Giappone nel terrore per poi instaurare un regime dittatoriale con un colpo di stato. Per quanto questa teoria possa essere fondata a fronte dei pericolosi legami scoperti tra l’esercito, la polizia e l’Aum Shinrinkyō, penso ci sia di più.

La cosa che superficialmente più stupisce è che gli esecutori degli atti criminosi furono individui colti e capaci come fisici, scienziati, esperti di intelligenza artificiale o finanche medici.

Ritengo allora che l’ascesa della setta non è stata frutto dell’ignoranza ma di un male sociale, come la violenza è spesso frutto di solitudine, umiliazione, rifiuto o impotenza. La pressione sociale e la ricerca di un via d’uscita hanno fatto da miccia a una concatenazione di eventi in una spirale di misticismo, sofferenza a fanatismo.
Che lo società impari da questi errori? Lo spero, ma lo dubito.

Fonti:
Wikipedia
buddhism.it
jstor.org
cnas.org (PDF)
unive.it