Ogni buon appassionato di Giappone che si rispetti ha sicuramente intravisto questi particolari campanelli appesi esternamente alle case, magari anche in alcune scene di un anime.
Questi piccoli oggetti vengono chiamati fūrin 風鈴 e sono spesso collegati all’estate nell’immaginario collettivo giapponese.
Approfondiamo la loro origine, come sono cambiati nel tempo e il loro uso odierno.
Il suono dell’estate
L’arrivo della bella (e calda) stagione estiva giapponese è spesso scandita dal suono prodotto dal Fūrin. Questo lo si trova generalmente appeso fuori le case, alle finestre o agli alberi dei giardini.
Il fūrin è un piccolo campanello costituito da un involucro esterno di forma sferica e dallo zetsu 舌, un pezzetto di carta di riso collegato alla parte superiore attraverso un piccolo supporto in vetro, legno o altro materiale. Il suono prodotto dal movimento dello zetsu mosso del vento che urta la sfera caratterizza il tipico tintinnio dell’estate giapponese che accompagna il prolungato canto delle cicale.
Storia e origine del fūrin
Il termine fūrin 風鈴 significa letteralmente piccola campanella al vento e la sua provenienza si perde nella notte dei tempi. Si pensa possa essere stato introdotto dalla Cina centinaia se non migliaia di anni fa.
Già nel XII secolo alcuni scritti giapponesi citavano il fūrin, considerandolo come parte integrante della cultura nipponica, sottolineandone la radicata presenza già nella società del tempo.
Anticamente si riteneva che il campanello potesse essere d’aiuto contro le epidemie. Difatti si credeva che l’umidità portata dal caldo fosse collegata all’aumento di pandemie tra le persone ed il vento trasportasse pericolosamente la malattia nei villaggi. Il suono del campanello serviva quindi come monito e a prevenzione di tutto questo.
Oltre alla funziona preventiva, il campanello serviva anche a scacciare gli spiriti maligni e con il suo caratteristico suono allietava le umide estati del Giappone. Molte persone ritengono che questo tintinnio che accompagna le piccole folate di vento aiuti a sopportare meglio la calura estiva.
Il fūrin che conosciamo oggi deriva dal fūtaku 風鐸, un campanello un po’ più grande realizzato in bronzo che si appendeva generalmente in luoghi sacri come santuari e templi. Con il tempo e soprattutto con l’apprendimento delle tecniche di lavorazione del vetro avvenuto nel XVIII secolo dagli olandesi, materiale e forma dei fūtaku cambiarono, portando ai fūrin che ancora oggi sono comunemente utilizzati.
Le tecniche di costruzione
Per quanto possa sembrare un oggetto di semplice costruzione, il fūrin ha un antica tradizione e tecnica costruttiva.
Attraverso la lavorazione del vetro si crea la forma base sferica del campanello. Il vetro riscaldato viene soffiato fino a raggiungere le dimensioni di una grande caramella. Quindi, viene raccolto il vetro fuso facendolo roteare e si modella dandogli la forma di una campanella. Il foro per il filo viene praticato soffiando aria nella campana. Infine, una decorazione viene dipinta all’interno del vetro raffreddato.
Esistono comunque lavorazioni alternativa dei fūrin. Ad esempio il Nambu Furin, che ricorda il fūtaku e che si costruisce utilizzando l’omonima antica tecnica di lavorazione del ferro Nanbu.
Altra lavorazione la si trova a Toyama, dove i campanelli sono realizzati con la tecnica Takaoka.
Particolari sono anche i fūrin di Okinawa creati con il famoso vetro Ryūkyū.
Varie regioni del Giappone hanno sviluppato e tramandato svariate tecniche di produzione locali. Spesso la realizzazione di questi carateristici campanelli è popolare anche come progetto di scuola estiva dove si costruiscono mediante l’uso di semplici materiali come bicchieri o altro.
I fūrin oggi
La loro tradizione e diffuzione è forte ancora oggi e si possono trovare sia nelle zone di periferia che nelle grandi città. I fūrin sono parte integrante della cultura giapponese e non è difficile ascoltarli durante le lunghe e umide giornate d’estate.
Accade però che negli ultimi anni sono diminuiti a causa di varie ordinanze che ne scoraggiano l’uso durante le ore serali a causa di lamentele di vicini che mal sopportano il loro suono durante la sera.
Non so quanto il loro suono possa aiutare a sopportare un po’ il caldo di un estate torrida, ma di certo il loro tintinnio ha profumo di poesia, eco di un antico Giappone che vive anche di piccole tradizioni.
Certo, se lo si ascolta con un buon condizionatore d’aria vicino sarà meno poetico, ma mi accontento…