L’unità byakkotai e il dono fascista fatto al Giappone

In Giappone, nella provincia di Aizu, si trova un‘originale colonna pompeiana donata nel 1928 da Mussolini in memoria e in onore dell’unità Byakkotai. Per capire il motivo del dono dobbiamo fare un salto indietro di 60 anni, in piena guerra Boshin.

La guerra Boshin

La guerra Boshin fu una guerra civile che si combattè in Giappone dal 27 gennaio 1868 fino al 27 giugno 1869. Il conflitto vedeva contrapposti lo shogunato dei Tokugawa contro coloro che appoggiavano la restaurazione del potere imperiale dell’imperatore Meiji.

La guerra fu un escalescion di tensioni le cui origini nacquero diversi anni prima a causa del processo di cambiamento e influenza straniera che stava vivendo il Giappone nell’800, culminato poi nella dichiarazione imperiale di abolizione dello shogunato.

La situazione politica

Il Giappone da tempo soffriva l’ingerenza degli stranieri e dei trattati imposti dalle potenze occidentali nel 1854 e 1858, forti di una superiorità tecnologica e bellica.
Il Sol Levante proveniva da circa 200 anni di sakoku こく, chiusura totale dei confini eccezion fatta per minimi scambi commerciali con olandesi, cinesi e coreani. Se da una parte questo isolazionismo aveva stabilizzato il Giappone, dall’altro aveva portato una profonda arretratezza tecnologica rispetto all’occidente.

I cambiamenti diventano spesso motivi di conflitto e i problemi interni al paese del Giappone di metà ‘800 ruppero l’equilibrio raggiunto. Le tensioni portarono finanche alla nascita di movimenti xenofobi come il sonnō jōi 尊王攘夷そんのうじょうい, che con il motto di origine neoconfuciana “riverire l’imperatore, espellere i barbari”, appoggiavano l’imperatore e invocavano la prescrizione dei barbari stranieri.

Ai primi dissenzi tra l’imperatore Osahito alla ricerca di potere e lo shogunato, seguirono la nascita di diverse fazioni lungo il paese e alla ricerca proprio di alleanze straniere dalle quali attingere la forza bellica. Inoltre il rifiuto dello shogun nel 1863 di “espellere i barbari” emanato dall’imperatore, spostò gli attacchi del movimento sonnō jōi contro lo stesso shogunato.

Il risultato fu così una guerra civile che contrappose le famiglie dei feudi di Satsuma, Chōshū e Tosa che supportavano l’imperatore al governo dello shogunato di Yoshinobu Tokugawa.

La guerra civile terminò dopo diverse battaglie con la vittoria della fazione imperiale grazie alla superiorità bellica ragiunta con il supporto straniero. Durante le varie fasi della guerra lo shogunato e i suoi sostenitori si ritirarono finanche nell’Hokkaidō dove fondarono la Repubblica di Ezo, ma che ebbe vita breve.

L’unità Byakkotai

Tra le province a supporto dello shogunato vi era quella di Aizu, dove furono formate quattro diverse unità militari ognuna con un nome specifico. La Byakkotai era una di queste.
Le altre unità erano la Genbutai (Tartaruga nera), la Seiryūtai (Dragone azzurro) e la Suzakutai (Uccello vermiglio).

Il termine Byakkotai significa letteralmente “tigre bianca” ed era un unità di riserva costituita da 305 giovani tra i 16 e i 17 anni figli di Samurai di Aizu, suddivisa in ulteriori parti a seconda del rango della popolazione samurai.

Il fatto

La fama di questa unità si deve ai fatti legati alla battaglia di Aizu, dove un gruppo di 20 membri rimase isolato e fu costretto a ritirarsi sul vicino monte Iimori. Da lì videro delle fiamme e del fumo salire dal vicino castello di Aizuwakamatsu del loro signore, Matsudaira Katamori, credendo che fosse caduto in mano del nemico, decisero di fare seppuku (oibara) per salvaguardare il proprio onore.

In realtà fu una grave valutazione errata; infatti il castello non era in fiamme e a prendere fuoco erano state solo le difese cittadine che visualmente si contrapponevano tra la collina e il castello.

Dei venti membri che fecero il suicidio rituale ne rimase vivo solo uno, Iinuma Sadakichi, che tentò in vano l’estremo gesto. Sopravvissuto al conflitto si trasferì nella vicina Sendai e prestò servizio nell’esercito fino alla sua morte, nel 1931, e le sue ceneri sparse sul monte Iimori, dove riposano i suoi ex-compagni.
È grazie a lui che oggi si conosce questa storia, raccontata da Iinuma stesso molti anni dopo la fine della guerra Boshin.

Il cenotafio in dono

La storia della fedeltà al loro signore espressa dai membri del Byakkotai colpì profondamente Mussolini che decise di fare dono della colonna pompeiana all’alleato Giappone.

Il cenotafio fu invitato nel 1928 ed è costituito da una base in marmo di Carrara che sorregge la colonna sulla quale si erge un’aquila in bronzo.

L’iscrizione recita:

S.P.Q.R.
nel segno del littorio
Roma
madre di civiltà
con la millenaria colonna
testimone di eterna grandezza
tributa onore imperituro
alla memoria degli eroi di Biacco-tai
Anno MCMXXVIII – VI era fascista

Anche la Germania nazista dedicò una targa ai membri suicidi del byokkotai. A seguito della fine del secondo conflitto mondiale il simbolo nazista venne però sostituito dalla croce tedesca.

Nella collina è anche presente anche un memoriale con le spoglie dei membri del byakkotai dove è stata incisa su una pietra un epitaffio; una poesia di Matsudaira Katamori che così recita:

幾人いくなみだいしにそそぐともその世々よよくちじとぞおも

Non importa quante persone hanno lavato le pietre con le loro lacrime, questi nomi non potranno mai sparire dal mondo

Fonti:
wikipedia
Japan-guide
blog.livedoor.jp