L’onbashira 御柱: il festival più pericoloso del Giappone!

Il nostro amato Giappone è ricco di festival durante tutto l’anno, ma l’Onbashira in particolare è noto per la sua estrema pericolosità. Se in occidente abbiamo ad esempio la famosa corsa dei tori di Pamplona, in Giappone troviamo l’usanza di cavalcare dei grandi tronchi che scivolano giù per un pendio. Con circa 1200 anni di tradizione alle spalle, questo festival ha origini antichissime e si tiene ogni sei anni agli inizi di aprile.
Se vi state chiedendo quanto mai possa essere pericoloso, allora sappiate che non di rado alcuni partecipanti sono rimasti feriti o hanno perso la vita.

Se siete curiosi di saperne di più e capire dove nasce questo apparentemente folle festival, allora continuate pure la lettura!

Origine

Il termine Onbashira おんばしら è costituito da due ideogrammi: il primo 御 è un suffisso onorifico, mentre il secondo 柱 significa letteralmente “palo o colonna”. Questo secondo ideogramma è lo stesso che abbiamo incontrato quando abbiamo approfondito l’usanza degli hitobashira, gli uomini-pilone.

Il termine si riferisce a quattro tronchi di legno che vengono eretti agli angoli di alcuni santuari nell’area del lago Suwa, a Nagano. I più famosi tra questi pali sono quelli facenti parte del complesso dei quattro santuari del Grande Complesso di Suwa. Questi sono l’Honmiya 本宮 e il Maemiya 前宮 che fanno parte dei santuari superiori chiamati Kamisha 上社, dedicati al Daimyōjin, appellativo dato alle grandi divinità. Quindi l’Harumiya 春宮 e l’Akimiya 秋宮 dalla parte opposta de lago che fanno parte dei santuari inferiori, i Shimosha 下社, dedicati a Yasakatome, la sua consorte.

Il collegamento con la filosofia cinese

La peculiare usanza dell’erigere questi pali rimane ancora un mistero e gli studiosi hanno ipotizzato diverse teorie tra le quali anche un legame con antichi usi del periodo Jōmon.
Inoltre la cadenza del festival negli anni del drago e della scimmia tradisce un’innegabile influenza della filosofia cinese e del ramo terrestre con il quale si scandiva il tempo associandolo a un animale.
Alcuni studiosi hanno riscontrato un nesso tra la cerimonia e la filosofia circolare della generazione degli elementi, ovvero il legno che genera il fuoco, il fuoco genera la terra e quest’ultima genera il metallo. Gli onbashira del Santuario Superiore sono tronchi di alberi provenienti da una montagna a est (associata all’elemento legno) e vengono portati al santuario, a sud (associato al fuoco) del lago Suwa ( a nord, associabile all’acqua) per sostituire i vecchi onbashira (elemento della terra), che vengono abbattuti e portati al Santuario Hachiryū 八竜社 nell’antico villaggio di Chū-kaneko (中金子, con 金 che significa metallo), oggi parte della città di Suwa.

L’antico festival

Originariamente però l’obashira non era il festival che conosciamo oggi e aveva anche un nome diverso, ovvero Shikinen Zōei Mihashira Taisai 式年造営御柱大祭. Infatti secondo il Suwa Daimyōjin Ekotoba 諏方大明神画詞, un set di dodici emakimono illustrati del XII secolo, sembra fosse un insieme di riti risalenti all’VIII secolo d.C.
Un’antica leggenda racconta che quando l’imperatore Kanmu ordinò al generale Sakanoue no Tamuramaro di sottomettere il popolo Emishi del nord-est del Giappone, il kami di Suwa Daimyōjin apparse al samurai per proteggerlo nella difficile missione. Il generale riuscì nell’impresa e la corte imperiale ordinò di officiare vari riti religiosi al santuario di Suwa come forma di ringraziamento.

Secondo la tradizione e seguendo l’antico calendario cinese, i santuari superiori e inferiori venivano abbattuti e ricostruiti ogni sei anni. Si praticava così non un festival, il matsuri che noi immaginiamo, ma lo zōei 造営 termine giapponese che indica la costruzione di un tempio o di un santuario.
Erigere nuovamente il tempio aveva però costi altissimi e l’intera popolazione della provincia doveva contribuire a sue spese, pena subire l’ira degli dei. Oltre allo sforzo economico, era richiesta anche la forza lavoro di circa due mila uomini per issare i grandi pali e ricostruire le strutture. Il rito era così oneroso che in quel periodo si posponevano finanche i matrimoni e ogni altra cerimonia.

Quest’usanza continuò per molti secoli, ma le guerre del periodo Sengoku fecero cadere in disuso il festival, ripreso poi a fine XVI secolo dal devoto daimyō Takeda Shingen, famoso stratega e condottiero giapponese.

Dal periodo Edo ad oggi

In epoca Edo l’usanza di riedificare per intero i santuari venne abbandonata, limitandosi unicamente a rimpiazzare i quattro pali, gli onbashira appunto, agli angoli dei santuari. È proprio in questo periodo che l’usanza prese la forma di festival e divenne quello che conosciamo oggi.
La responsabilità del rimpiazzo divenne esclusivamente dei villaggi limitrofi della zona e venne deciso che a turno si sarebbero occupati di un obashira diverso secondo una lotteria organizzata. Ancora oggi si segue questo metodo per i santuari superiori, mentre a quelli inferiori è assegnato permanentemente un villaggio per palo.

Kiotoshi

La parte del festival più famosa è chiamata Kiotoshi おとし, e si riferisce all’importante cerimonia durante la quale dei grandi tronchi scelti per costruire gli onbashira vengono fatti scendere da un crinale. Secondo una tradizione nata nel periodo Meiji, degli intrepidi coraggiosi cavalcano questi grandi tronchi fino a valle.

La scelta dei tronchi viene fatta due anni prime e vengono lavorati e preparati con una cerimonia scintoista per lo Yamadashi やまし, ovvero per “l’uscita dalla montagna”. Questi misurano dai 17 ai 19 metri e arrivano a pesare fino a 12 tonnellate.
Così il giorno del kiotoshi una grande folla accorre sul crinale dove i coraggiosi partecipanti montano sul grande tronco ancora bloccato da grandi corde ma pronto a scivolare giù per il terreno accidentato. La discesa è relativamente breve, ma molto pericolosa. Non di rado i “fantini” rimangono feriti o peggio, perdono la vita.

Circa un mese dopo il festival, i tronchi vengono portati in parata ai quattro santuari e issati con corde seguendo una cerimonia chiamata satobiki さとき. I tronchi rimarranno in quella posizione per i successivi sei anni, fino al seguente anno della tigre o della scimmia. Questa seconda parte della cerimonia è sicuramente meno entusiasmante rispetto al kiotoshi ma altrettanto sentita dai locali.

L’ultimo onbashira è avvenuto nel 2022 ma per la prima volta nella storia a causa della pandemia non vi è stato il kiotoshi ma solo la cerimonia del satobiki. I tronchi sono stati infatti trasportati attraverso dei mezzi pesanti.
L’ultimo kiotoshi è avvenuto nel 2016, quando un partecipante rimase purtroppo ucciso. Al contario un certo Tomoya Nakamura riuscì agli inizi del secolo scorso a cavalcare per ben cinque volte consecutive i grandi tronchi rimanendo illeso e divenendo un eroe per la cittadina! Il prossimo festival è in programma per il 2028. Pronti a diventare i prossimi eroi?

Fonti:
Wikipedia
onbashirafestival.com
suwataisha.or.jp