Videogiochi ambientati nel Giappone feudale da non perdere

Il medioevo giapponese fu un periodo storico ricco di guerre sanguinose, scontri tra clan, lotte di potere e cambiamenti sociali che hanno ben saputo ispirare numerosi creatori di videogiochi per offrire agli appassionati la possibilità di rivivere in modo più o meno realistico le gesta e l’atmosfera del passato.

Si pensa erroneamente che il mondo dei videogiochi sia esclusivamente una forma di intrattenimento, invece sono numerosi i giochi che con le loro storie, ambientazioni e dinamiche raccontano un periodo storico o magari ripercorrono le gesta di un personaggio in particolare.

In questo articolo voglio soffermarmi sui giochi che ritengo che meglio sappiano raccontare il Giappone feudale e immergere il giocatore nel passato, siano essi giochi d’avventura storicamente accurati o fantastici.

Total War: Shogun 1 e 2

Gli appassionati di giochi di giochi di strategia avranno certamente sentito parlare della serie Total War. La serie unisce il gioco gestionale storico con le sue dinamiche politiche ed economiche e la strategia da battaglia con il combattimento in tempo reale. In questo modo, i giocatori possono vedere centinaia di truppe scontrarsi in guerre, alcune fittizie e altre interamente basate sulla storia, approcciandosi come dei veri strateghi. Si potrà scegliere così se seguire le vicende reali accadute o cambiare la storia.
La serie Total War ha tra le sue incarnazioni anche il Giappone feudale con due titoli, Total War: Shogun 1 uscito ormai nel lontano 2000 ed il seguito del 2011.

Obiettivo del gioco è che il giocatore prenda il controllo del Giappone. In Shogun 2, è possibile assumere il ruolo di una delle otto fazioni in lotta sotto lo shogunato Ashikaga. I giocatori devono così imparare a gestire la crescita economica, i progressi militari, la costruzione di insediamenti, l’arte della diplomazia e della strategia militare.

Total War è un gioco profondo, non per i neofiti del genere, ma raggiunge un livello di approfondimento e fedeltà storica che non ha pari.

Shadow Tactics: Blades Of The Shogun

Rimaniamo nel genere che strizza l’occhio alla tattica ma in questo caso in ambito stealth. L’obiettivo in Shadow Tactics, come intuibile già dal titolo, è non farsi scoprire e raggiungere gli obiettivi nell’ombra.

Uscito nel 2016, il gioco si ispira alla classica serie Commando e mette il giocatore al comando di una squadra composta da samurai e ninja che devono infiltrarsi negli accampamenti nemici, assassinare il signori della guerra di turno e svolgere missioni di spionaggio. Ovviamente ogni personaggio ha abilità uniche da sfruttare per portare a termine le varie missioni. Gli scenari del gioco sono belli e dettagliati, riproducendo in modo accurato l’atmosfera del Giappone feudale. I livelli sono progettati con cura, offrendo inoltre diversi percorsi per completare gli obiettivi.

La trama di Shadow Tactics è coinvolgente e ricca di colpi di scena e i personaggi sono ben sviluppati, ognuno con una storia da scoprire. Anche se in Shadow Tactics le vicende sono fittizie, l’ambientazione e l’ottima fattura generale del gioco non possono che farmelo inserire di diritto in questa lista.

The way of Samurai

La serie di giochi “Way of the Samurai” è composta di quattro capitoli principali usciti tra il 2002 ed il 2011 per playstation 2 e playstation 3. La serie offre un mix di azione, scelte morali ed una narrazione ramificata che si sviluppa in base alle decisioni del giocatore.

Uno degli aspetti distintivi della serie è la sua natura non lineare. Ogni gioco permette di creare il proprio percorso attraverso una serie di eventi e missioni, dando così una grande libertà di scelta. Si può optare per seguire la via dell’onore secondo il bushidō e diventare un samurai rispettabile, oppure abbracciare il lato oscuro e diventare un guerriero senza scrupoli. Le azioni influenzeranno il corso degli eventi e avranno conseguenze a lungo termine, offrendo molteplici finali e rigiocabilità.

La meccanica è quella di un gioco d’azione in terza persona ed è possibile scegliere tra diverse armi tradizionali usate dai samurai. Ma oltre alla componente di azione, la serie Way of the Samurai presenta anche elementi di gioco di ruolo. È possibile personalizzare il personaggio, migliorarne le tue abilità e interagire con una ampia varietà di personaggi non giocanti, ognuno con le proprie storie e richieste.

I giochi hanno più di qualche anno sulle spalle, ma la grafica e l’atmosfera dei giochi sono discretamente realizzate, e riescono a mio parere ad immergere il giocatore in un’ambientazione storica ricca di dettagli.

Way of the Samurai non è senza difetti, soprattutto rispetto agli standard di oggi. La grafica e la meccanica di gioco possono sembrare datate e alcuni aspetti della trama potrebbero risultare sbrigativi o poco sviluppati. Inoltre, la difficoltà del gioco è tarata verso l’alto.

In definitiva, la serie Way of the Samurai offre un’esperienza avvincente per tutti gli appassionati di samurai. Il gioco combina azione, scelte morali e narrativa ramificata. Per chi ama l’antico Giappone e cerca un’alternativa da giocare, consiglio di dargli una possibilità.

Muramasa: The Demon Blade

Cambiamo genere e passiamo ad un action 2D a scorrimento orizzontale, ovvero Muramasa: The Demon Blade uscito nel 2009 per Wii ma riproposto per PS Vita e recentemente per Nintendo Switch.

Il termine “Muramasa” deriva dal nome di una famosa scuola di forgiatori di spade giapponese attiva durante il periodo Muromachi (1336-1573d.C.). Il suo fondatore, Sengo Muramasa, era un abile spadaccino e fabbro e le sue spade divennero molto famose. Però le spade Muramasa erano anche considerate maledette o portatrici di sfortuna, poiché si diceva che fossero inclini a provocare violenza e morte.

Il gioco è ambientato nell’antico Giappone e presenta due storie parallele con protagonisti diversi: Momohime, una principessa posseduta da uno spirito malvagio, e Kisuke, un ninja affetto da amnesia. I giocatori possono scegliere quale personaggio controllare e vivere la sua avventura attraverso un mondo ricco di mitologia e atmosfera.

Uno degli aspetti più notevoli di Muramasa è il suo stile grafico realizzato interamente a mano che richiama l’estetica tradizionale giapponese e al mondo kabuki. I dettagli dei paesaggi, dei personaggi e dei combattimenti sono sempre un piacere per gli occhi.

Il gameplay si concentra sull’esplorazione di livelli affascinanti ma non offre meccaniche di gioco particolarmente innovative. Ogni personaggio può utilizzare spade e katana speciali con abilità e combo uniche che possono essere potenziate e personalizzate nel corso dell’avventura. I combattimenti sono fluidi e dinamici, offrendo una certa soddisfazione quando si padroneggiano le mosse più potenti.

Particolarmente pregevoli e valevoli di nota sono le tracce musicali, composte da Hitoshi Sakimoto, noto compositore che ha lavorato per vari giochi da Final Fantasy XII, a Tactics Ogre, Tekken 6, Valkyria Chronicles e tantissimi altri.

In definitiva, Muramasa: The Demon Blade è un’esperienza affascinante che unisce una grafica ricercata, un gameplay avvincente e una colonna sonora coinvolgente. Non segue ovviamente una linea storica, ma riesce a regalare immergere il giocatore in un’atmosfera di Giappone tradizionale.

Kuon

Cambiamo ancora genere e passiamo alle avventure horror, in particolare Kuon. Il gioco è stato sviluppato nel 2004 per Ps2 da FromSoftware ed ha guadagnato un notevole seguito nella sua nicchia di riferimento.

Kuon trasporta i giocatori nell’antico Giappone durante il periodo Heian (794-1185d.C.), un’epoca ricca di leggende con protagonisti spiriti, demoni e superstizioni. Il gioco segue due diverse prospettive, quella di Utsuki e Sakuya, due giovani ragazze intrappolate in una dimora maledetta. Utsuki è la protagonista della fase Ying, o capitolo della luce, figlia di un prete esorcista chiamato ad impiegare le sue doti spirituali per liberare la magione dalle maledizioni. Sakuya affronterà invece la fase Yang o capitolo dell’oscurità, in qualità di discepola del prete esorcista, giungendo con un gruppo di apprendisti per purificare la magione e la sua gente.

Le ambientazioni ricostruiscono perfettamente il Giappone dell’epoca, con realizzazione fedele dei costumi e delle aree sia interne che esterne con i toni del rosso e del giallo che predominano la scena, il tutto poi avvolto dall’oscurità rischiarata tenuemente dalla piccola lanterna delle protagoniste. Tra l’esplorazione di corridoi bui, creature spettrali ed enigmi da risolvere, il gioco è un buon ibrido tra le atmosfere cupe di Fatal Frame (Project Zero in Europa) e meccaniche che ricordano i primi Resident Evil.

Il gioco attinge a racconti e leggende tradizionali, inserendoli nella trama e nei nemici incontrati. Ogni aspetto, dal design dei personaggi ai riti magici, è stato curato con attenzione ed offre un’esperienza immersiva nella tradizione giapponese.

Penso che siano pochi sono i titoli che come Kuon riescono ad amalgamare così bene il mondo horror ed il Giappone tradizionale, quindi non potevo non inserirlo in lista e consigliarvelo.