Takarazuka Revue: la troupe teatrale giapponese tutta al femminile

Il teatro giapponese ha una lunga storia e una grande tradizione, dal classico passando per il teatro dei burattini, il bunraku, o il popolare ed energetico kabuki. Il ruolo della donna in quest’arte è stato molto limitato nel corso dei secoli e benché lo stesso teatro kabuki abbia avuto origine dall’estro di una donna, in realtà queste sono state a lungo estromesse da ruoli attoriali.
Le motivazioni furono diverse, ma generalmente legate ad una tradizione principalmente maschile e all’ambiente lussurioso al quale spesso si legava il mondo del teatro popolare. I ruoli femminili venivano così interpretati da uomini, gli onnagata, che si truccavano, parlavano e muovevano proprio come donne. Come sappiamo questo in realtà non risolse il problema della prostituzione, ma certamente portò alla totale esclusione delle donne per lungo tempo dall’arte teatrale.

Piccoli cambiamenti avvenero nel periodo Edo e soprattutto dopo la restaurazione Meiji di fine ‘800, in una rivoluzione sociale che coinvolse anche il mondo del teatro. Proprio in questo periodo nacque una troupe teatrale di sole donne che scosse il sistema e la società giapponese di inizio ‘900 e continua ancora oggi a intrattenere a più di 100 anni dalla sua nascita: la Takarazuka Revue.

L’origine

Ichizō Kobayashi

La Takarazuka Revue, o in giapponese Takarazuka Kagekidan, fu fondata nel 1913 dall’imprenditore e politico Ichizō Kobayashi nell’omonima città di Takarazuka, nei pressi di Ōsaka. L’intuzione commerciale di Ichizō fu quella di sfruttare la zona di una famosa meta turistica per delle vicine onsen e intrattenere gli avventori con degli spettacoli tutti al femminile. L’imprenditore considerava il teatro Kabuki obsoleto ed elitario e intravedeva nell’apertura del Giappone verso l’occidente l’occasione per introdurre un nuovo tipo di intrattenimento ispirato alle opere occidentali.

Ogni rappresentazione messa in scena vedeva, e vede ancora, la sola presenza di attrici femminili che interpretano ogni personaggio senza distinzione di genere. Le componenti della troupe prendono il nome di Takarasiennes タカラジェンヌ (richiamando le parisiennes francesi); in particolare I ruoli maschili sono recitati da ragazze che prendono il nome di otokoyaku おとこやく, mentre i femminili dalle musumeyaku むすめやく.

L’intuizione di Ichizō fu vincente e fruttuosa e iniziò con una piccola troupe di sole 16 ragazze. Fondato il centro benessere “Paradise” con un piccolo teatro al suo interno, in pochi anni la struttura ospitò più di 2000 clienti al giorno e l’imprenditore fece costruire finanche un secondo teatro a Tokyo nel 1934.
Le rappresentazioni furono dapprima semplici intrattenimenti di danze per poi allestire spettacoli sullo stile delle rockettes americane e mettere in scena famose opere occidentali del melodramma. Il fil rouge che univa tutti gli spettacoli era la vivacità delle Takarasiennes che cantavano, danzavano e recitavano indossando abiti ricchi di lustrini e payette. Le messe in scena erano accompagnate da una grande orchestra e ricalcavano i musical occidentali, in particolare il teatro di rivista francese. Tutto questo si contrapponeva al teatro tradizionale e caricaturale del Giappone classico, lontano dal desiderio di modernità della società di inizio ‘900.

Il successo del teatro superò anche il duro periodo del secondo conflitto mondiale e le attrici portarono gli spettacoli in giro per il mondo facendosi conoscere al mondo occidentale. Nel film americano del ’57 “Sayonara” ambientato nel dopoguerra, un giovane Marlon Brando interpreta un soldato americano in Giappone che si innamora di un’attrice di una compagnia teatrale, alludendo proprio alla Takarazuka.
Uno dei maggiori periodi di successo si ebbe tra anni ’70 e ’80 con la messa in scena della trasposizione teatrale del famoso manga Rosa di Versailles (バラのベルサイユ) di Ikeda Riyoko (Lady Oscar qui in Italia).

Il grande seguito delle Takarazuka Revue si caratterizzava da una peculiarità: la quasi totalità degli amanti di questo intrattenimento erano e sono donne! Possibilmente per lo stile più romantico degli spettacoli o per tutte coloro che vedono in queste rappresentazioni un riscatto della figura femminile.
L’otokoyaku rappresenta l’uomo idealizzato dalla donna, libero dalla rudezza o dal bisogno di dominare che si riscontra nella vita reale. Sono questi ruoli maschili che offrono una via di fuga dai ruoli reali, rigidi e legati al genere, tanto elogiati nella società giapponese. In un certo senso, l’otokoyaku fornisce al pubblico femminile un “sogno” di ciò che si desidera nella realtà.

Scena tratta da uno spettacolo di Bara no Versailles

L’accademia Takarazuka

Diventare una takarasienne è compito ambito e arduo. La selezione annuale è molto rigida e vengono prese in cosiderazione tra le varie capacità anche l’impostazione vocale, l’altezza (almeno un metro e sessanta) e il portamento. Soltanto sessanta ragazze riescono ad accedere ogni anno all’accademia, iniziando un percorso di intenso studio dalla durata di due anni.
La possibilità di diventare otokoyaku o musumeyaku è legata anche ad alcuni fattori estetici secondo dei canoni corporei che rispecchiano o meno una fisicità mascolina o femminea.
Durante gli anni dell’accademia non ci si limita d imparare canto, recitazione e ballo ma si impara a vestire i panni di un genere. Sia nel caso del musumeyako che in particolar modo dell’otokoyaku, la ragazza deve imparare a muoversi, parlare e interpretare il genere a lei assegnato secondo una stereotipizzazione rigida.

Nel corso degli anni le interpreti del Takarazuka aumentarono e furono divise in differenti troupe, in giapponese gumi ぐみ, con nomi diversi. Questi gruppi sono capeggiati da una coppia di stelle, considerate al pari di vere e proprie idol, acclamate in tutto il Giappone. Ad oggi si contano cinque gruppi con differenze e peculiarità che li contraddistinguono:

Hanagumi (troupe fiore)

Uno dei due primi gruppi ad essere stati creati nel 1921. I loro spettacoli tendono ad avere budget più elevati con scenografie e costumi sontuosi. Le messe in scena sono spesso derivati da materiale operistico.
Ad oggi le stelle del gruppo sono Yuzuka Rei e Hana Yuuki.

Tsuki-gumi (troupe luna)

È stato il gruppo nato insieme all’hanagumi nel 1921. Gli spettacoli sono tendenti al dramma, al musical occidentale e alle ambientazioni moderne. Questa troupe è famosa per le grandi capacità canore e la musicalità. In generale è il gruppo più orientato alla musica.
Ad oggi le stelle del gruppo sono Tsukishiro Kanato e Umino Mitsuki.

Yuki-gumi (troupe neve)

Questo gruppo nacque nel 1924 e benchè sia orientato allo stile operistico e drammatico come l’hanagumi e lo tsukigimu, è maggiormente famoso per la danza.
Ad oggi le stelle del gruppo sono Ayakaze Sakina e Asazuki Kiwa.

Hoshi-gumi (troupe stella)

La troupe Hoshigumi fu creata per la prima volta nel luglio del 1933. Tuttavia, nel 1939, durante la guerra, fu sospesa e la Revue tornò ad avere solo le tre troupe originali (Fiore, Luna e Neve). L’Hoshigumi ritornò solo nel 1948. Recentemente è la troupe che sembra produrre i migliori otokoyaku!
Ad oggi le stelle del gruppo sono Rei Makoto e Maisora Hitomi.

Sora-gumi (troupe cosmos)

È la troupe più recente tra quelle del Takarazuka, nata solo nel 1998. Si caratterizza per la sperimentazione e uno stile più lontano dal mondo della tradizione classica.
Ad oggi le stelle del gruppo sono Makaze Suzuho e Jun Hana.

A onor di cronaca esistette negli anni ’50 anche un gruppo solo al maschile, ma ebbe poco successo e dopo una decina d’anni fu sciolto.

Rivoluzione sociale o conferma degli antichi stereotipi?

Il fenomeno Takarazuka Revue è stato più volte analizzato negli anni per comprenderne gli effetti nella società giapponese e quanto siano legittimi gli accostamenti più volte fatti da molti con il mondo del femminismo.
È importante dapprima dire che Ichizō Kobayashi era ben lungi dal voler dare un segnale di cambiamento alla figura della donna del Giappone di inizio ‘900. L’imprenditore dichiarò invece di voler formare “ottime moglie e donne saggie”, basando l’intera struttura della compagnia su un modello patriarcale.

Potremo azzardare dicendo che il progetto strizzava l’occhio alla yamato nadeshiko ma con una visione più moderna. Ma forse in fin dei conti l’obiettivo dietro alla nascita del progetto era meramente il successo commerciale, come ogni imprenditore auspica.

Un sicuro cambiamento non previsto da Ichizō fu l’affermazione di indipendenza di molte takarasienne che continuarono a lavorare nella compagnia anche superati i trent’anni. Questo era in chiara contrapposizione con una società nipponica che spingeva (e in parte ancora oggi) la donna a trovare marito entro quell’età.

Secondo la yamatologa Lorie Brau, la Takarazuka Revue ha molteplici piani di lettura. Al momento della sua nascita è indubbio che la compagnia permise a tante giovani di potersi esibire liberamente in un periodo dove era molto difficile per una donna trovare questo tipo di occupazione.
Inoltre l’otokoyaku, il ruolo ancora oggi più ambito e di successo, rappresentava forse proprio una forma di riscatto per un genere che poteva finalmente vedere una donna interpretare dei ruoli maschili. Un personaggio maschio ma non rude, con il romanticismo e l’eleganza che solo una donna poteva interpretare e apprezzare. L’impersonificazione dell’idealizzazione dell’uomo gentile. Forse proprio per questo motivo la quasi totalità di chi apprezza questa compagnia è donna.

Considerazioni personali

D’altrocanto la forzata interpretazione di ruoli e l’estremizzazione di certi canoni estetici sia da parte dell’otokoyaku che della musumeyaku, non rappresenta forse una forma di sessismo? Potrebbe il fenomeno legato al teatro essere allora anche letto come la conferma di quegli stereotipi classici che nel movimento femminista tanto si rigettano. Ma forse è naturale inclinazione di noi occidentali cercare di voler trovare un significato ultimo ad ogni arte e volere accostare fenomeni di un’altra cultura a movimenti e pensieri a noi più vicini.

Fonti:
Wikipedia
centralpalc.com
nippon.com
jstor.org
nippop.it
takawiki.com
journals.openedition.org