Periodo Asuka 飛鳥 (592 d.C – 710 d.C)

Continuiamo il viaggio nella storia del Giappone e dopo il periodo Kofun incontriamo nel 592 d.C quello Asuka. Questo periodo è stato fondamentale per la storia del Giappone, in particolare per l’introduzione nel Sol Levante del buddismo, un evento che non riguardò unicamente il credo religioso ma che comportò un profondo cambiamento in ogni ambito della società giapponese nei secoli a venire. Inoltre proprio dal periodo Asuka il Giappone cominciò a riferirsi a se stesso come paese del Sol Levante, rigettando “wa”.

La datazione

Il periodo Asuka viene datato per convenzione tra il 592 d.C., anno di diffusione del buddismo, ed il 710 d.C., anno in cui venne spostata la capitale a Nara. Come avevo già accennato nell’articolo riguardante il periodo Kofun, la scelta del 592 non vede tutti gli storici concordi. Infatti altri preferiscono indicare il 538 (o 552) come data di inizio, anno in cui il buddismo venne introdotto in Giappone tramite una spedizione dei regnanti coreani Paekche.

Anche la fine del periodo Asuka vede più di una data contesa. La datazione attuale, il 710 d.C., fu introdotta dallo storico giapponese Okakura Kakuzō che considerò lo spostamento come momento di svolta, in linea con le datazione dei futuri periodi della storia giapponese.
Altri però indicano la riforma Taika del 645 d.C., importante momento di svolta sociale e artistica per il paese, creando un breve periodo storico ufficioso che si pone tra il 645 ed il 710 e che prende il nome di Hakuhō 白鳳時代.

Inoltre sia il periodo Kofun che il periodo Asuka fanno parte del periodo Yamato, che prende appunto il nome dal clan che ha posto le basi della futura struttura sociale e governativa del Sol Levante. Infine è bene precisare che il termine Asuka fa riferimento ad una zona vicino Nara dove si trovava la residenza imperiale.

Il clan Soga

Soga No Umako

Uno dei clan più importanti del periodo Asuka fu quello dei Soga, di origine coreane e legato al buddismo. Furono proprio i Soga a svolgere un ruolo decisivo nell’adozione del buddhismo a corte e favorire il Giappone nella transizione tra l’era antica e quella classica.

Il clan riuscì a prendere sempre più potere all’interno della corte Yamato a partire nella seconda metà del sesto secolo fino al 645. Questo avvenne grazie ad un astuta e ben organizzata rete di matrimoni politici portata avanti da Soga no Iname 蘇我稲目 (506? – 570), padre del celebre Soga no Umako (蘇我馬子; 551-626), una delle figure più potenti nella storia del Clan.

Grazie a questi matrimoni il clan Soga divenne il più influente a corte, legandosi alla casa imperiale sin dal periodo dell’imperatore Kinmei (欽明天皇 539-571), portando Iname a prendere finanche il titolo di Ōomi. Per maggiori informazioni sui titoli nobiliari del tempo vi rimando al paragrafo dedicato dell’articolo sul periodo Kofun.

Scalata al potere

Cercherò di riassumere in breve come il clan Soga arrivò al potere imperiale. L’astuto Iname fece in modo che l’imperatore Kinmei sposasse due sue figlie (Kitashi Hime e Oane no Kimi) e lui stesso sposò due tra le tante figlie dell’imperatore. Non riuscì immediatamente a far salire al trono un suo consanguineo, ma il figlio, Soga no Umako, divenne Ōomi. La figlia dell’imperatore Kinmei e Kitashi Hime, l’imperatrice Suiko, divenne la consorte di Bidatsu, 30esimo imperatore del Giappone, successore di Kinmei. A Bidatsu seguì l’imperatore Yōmei, figlio di Kinmei e Kitashi Hime al quale successe Sushun, figlio di Kinmei e Oane, l’altra figlia di Iname. Alla morte di Sushun il potere passò all’imperatrice Suiko, quindi al figlio di Soga no Umako, l’imperatore Jomei, il 34esimo del Giappone. Mi fermo qui, penso sia abbastanza…
Comunque tutte le informazioni in merito alla linea tradizionale dinastica sono state scritte nei due libri sacri del Giappone, il Kojiki ed il Nihon Shoki.

Conflitto Mononobe-Soga

Tra giochi e intrighi di palazzo, oltre al potente clan dei Soga, si era fatta strada anche un’altra importante famiglia che lo contrastò e battagliò duramente: il clan dei Mononobe. Questi ultimi appoggiavano invece il credo shintoista autoctono e mal vedevano l’introduzione della religione buddista e la conseguente affermazione ed espansione di potere dei Soga all’interno della corte. Il clan Mononobe si occupava di controllare l’esercito ed era alleato con il clan Nakatomi, maestri delle cerimonie Shinto di corte.

Shotoku

Apice delle tensioni tra i clan avvenne durante la cerimonia funebre dell’imperatore Bidatsu. Sembra infatti che durante la letture dei i rispettivi elogi funebri dedicati all’imperatore, i due capi clan risero reciprocamente l’uno del discorso dell’atro. Le cronache narrano che l’escalation portò alla battaglia armata al Monte Shigi nel luglio del 587.
I primi due scontri videro uscire vittoriose le truppe dei Mononobe e gli uomini dei Soga arretrare in una fortificazione. Le leggenda narra però che il principe Shōtoku, figlio dell’imperatore Yōmei, tagliò un albero sacro di nuride, lo trasformò in un’immagine dei Quattro Re Celesti del Buddismo e lo pose sulla fronte. Quindi lui e Soga no Umako giurarono di costruire un tempio ai Re Celesti in caso di vittoria nella battaglia e con l’appoggio divino riuscirono a rinvigorire le truppe stremate. Nella battaglia finale un arciere dei Soga riuscì ad colpire il leader del clan Mononobe, destabilizzando le truppe e riuscendo a portare la vittoria ai Soga. Secondo la tradizione furono costruiti due temepli, lo Shingisan e il famoso Shitennōji di Ōsaka.

La fine dei Soga

La grande ascesa dei Soga portò finanche alla costruzione di grandi tombe kofun per i membri del clan, ma vide un arresto a seguito del cosiddetto “incidente di Isshi” del 10 luglio 645 d.C.
Gli antichi testi raccontano di un complotto ordito contro Soga no Iroka da Nakatomi no Kamatari (membro del clan Nakatomi) e un ramo della stesssa famiglia Soga. Parenti serpenti, eh?
L’incidente avvenne durante una cerimonia a corte quando venne ucciso da delle guardie corrotte mentre mentre venivano letti i memoriali dei Tre Regni di Corea all’imperatrice Kōgyoku (poi Saimei), consorte dell’imperatore Jomei. Il padre di Soga no Iroka, Soga no Emishi, si rinchiuse nella propria dimora e si suicidò dando fuoco all’intera casa. Insieme a lui andarono in fumo importanti documenti tra cui il Tennōki, testo scritto risalente a prima del Kojiki e di cui non conosciamo nulla se non la loro esistenza accennata nel Nihon Shoki. Si salvò invece l’antico testo Kokki che venne donato all’imperatore Tenji, poi però andato purtroppo perduto.

Proprio nel 2004 sono stati ritrovati i resti della residenza incenerita di Emishi nei pressi di Nara, confermando così quanto descritto nel Nihon Shoki.

Rivoluzione culturale e sociale

La scalata al potere dei Soga vide due protagonisti indiscussi Soga no Umako ed il principe Shōtoku. Il primo fu un vero e proprio burattinaio che riuscì a muovere a influenzare regnanti a suo piacimento. Ad esempio l’imperatore Sushun fu in pratica posto sul trono da Umako nel 587 d.C., che ne dispose a piacimento fino al punto di farlo uccidere quando questi si ribellò dopo 5 anni di regno, mettendo la cugina Suiko come imperatrice fantoccio.

Shōtoku, noto anche come principe Umayado, fu un politico, reggente e letterato giapponese. Era noto per essere un fervente buddista e ancora oggi la sua figura è venerata come protettore del Giappone e della famiglia imperiale. Inoltre a lui è attribuito il Sangyō Gisho, titolo dato a tre commentari buddisti considerati i primi testi mai scritti in Giappone.

Inoltre proprio a Shōtoku si deve l’introduzione del concetto di “sol levante” al posto di “wa”. Infatti in risposta ad una missiva mandata all’imperatore cinese Sui Yangdi nel 607, scrisse: “Dal sovrano della terra del sole che sorge (hi izuru tokoro tenshi 日出処の天子) al sovrano della terra del sole che tramonta”, riferendosi alla Cina. Questa fatto può sembrare di minore importanza e passare in secondo piano, ma cambiò la storia del Giappone. La missiva in pratica rigettava l’appellativo usato fino a quel momento dai cinesi e, fattore ancor più importante, poneva i due imperi sullo stesso piano. Questo fu considerato un vero affronto dai regnanti cinesi che vedevano il Giappone come uno dei tanti vassalli barbari.
Il Giappone con quelle parole dimostrava che stava prendendo coscienza di sé, della propria identità e di non volersi subordinare a nessun altro impero.

Infine fu promotore dell’introduzione del calendario cinese e dello studio del confucianesimo.

Introduzione del buddismo

I Soga furono forti promotori del buddismo a differenza dei Mononobe e dei Nakatomi, riuscendo a introdurlo in Giappone ed iniziare un percorso che non si sarebbe più fermato. Benché con il declino dei Soga gli imperatori si fossero riavvicinati al credo shintoista, secondo cui è bene ricordare che l’imperatore rappresentava la discendenza diretta divina, il processo di sincretismo era ormai stato avviato e si sarebbe dovuto attendere il periodo Meiji di fine XIX secolo per assistere a una divisione netta e coatta tra le due religioni.

Tra i celebri eventi del tempo, si ricorda come l’imperatore Bidatsu, sotto pressione dei clan Mononobe e Nakatomi bandì il buddismo, fece gettare in acqua una statua voluta da Umako e distutto un tempio. A questo però seguì una grave epidemia che venne interpretata come la vendetta del Buddha. Così statua e tempio vennero ripristinati, ma comunque Bidatsu morì poco dopo.

L’introduzione del buddismo non ebbe solo influenza in ambito religioso, ma anche artistico e politico. Vennero ad esempio introdotte le politiche fiscali modellate su quelle cinesi Cina e istituita la prima tesoreria nazionale.

Anche l’arte fu profondamente influenzata dal nuovo credo. Il tempio Hōryū-ji, eretto da Shōtoku, è ancora oggi esistente e mostra elementi architettonici e artistici che caratterizzano altre culture asiatiche. Un esempio è la statua di Kudara Kannon, scultura buddista alta 209 cm e realizzata probabilmente all’inizio della metà del VII secolo. L’opera ha una base in legno e per la maggior parte delle sue parti è fatta di canfora e rifinita con lacca e colorazioni vivaci, queste ultime però poi degradate con il tempo.
Altro elemento di derivazione buddista, precisamente dalla stupa indiana, è la struttura a cinque piani di alcune pagode giapponesi che caratterizzano numerosi templi in tutto il Giappone.

La riforma Taika

La sconfitta del clan Soga coincise con uno dei momenti storicamente più importanti del Giappone moderno, la riforma Taika del 645 voluta dall’imperatore Kōtoku. La promulgazione comprese un insieme di provvedimenti legislativi che cambiarono profondamente la struttura amministrativa, politica, economica e sociale del Sol Levante e i cui effetti sono ancora oggi visibili. L’era giapponese in cui venne introdotta questa riforma è detta Taika たい, letteralmente “grande cambiamento”, e va dal 645 al 650 d.C.

Ritsuryō

Tra le importanti riforme di questo periodo, il sistema Ritsuryō 律令法りつりょうほう fu sicuramente tra le principali. Il termine è composto da due parti: ritsu 律 che si riferisce al codice penale e ryō 令 a quello amministrativo. Il sistema mirava ad accentrare il potere e stabilire un ordine sociale più strutturato e gerarchico.

Inoltre il sistema ritsuryō ebbe varie revisioni fino alla fine del VIII secolo, in pieno periodo Nara.

Riforma amministrativa

Venne introdotto un sistema amministrativo centralizzato basato sul modello cinese e seguendo la sua struttura confuciana. Furono istituite province, distretti e uffici governativi a livello locale per migliorare l’amministrazione e la raccolta delle tasse. Inoltre il potere venne spostato nelle mani dell’imperatore e ridotta l’influenza dei clan.

Il Paese fu riorganizzato in province imperiali, distretti, quartieri e città secondo il sistema Kokugunrisei 国郡里制こくぐんりせい, ognuna con a capo dei governatori nominati. I sudditi dovevano essere censiti, la terra venne nazionalizzata e ridistribuita, e le armi private dovevano essere conservate nelle armerie governative. Furono istituiti una tassa sulla terra, il servizio militare e obblighi di lavoro per i sudditi. Si decise inoltre di stabilire una capitale permanente che rappresentasse il centro politico e amministrativo del paese. Come prima storica capitale post riforma fu scelta nel 694 d.C. Fujiwara-kyo, sita nell’odierna Kashihara vicino Nara.

Inoltre il sistema uji-kabane venne cambiato e l’ereditarietà dei titoli nobiliari abolita. I cambiamenti a corte non si limitarono a questo, ma vennero formati anche due dipartimenti, uno religioso e uno di stato. Si instituì poi un sistema di gradi nei ranghi imperiali e le importanti figure dei tre consiglieri imperiali: il consigliere di sinistra 左大臣さだいじん (Sadaijin), in consigliere di destra 右大臣うだいじん (Udaijin) ed il gran cancelliere 太政大臣だいじょうだいじん (Daijōdaijin).

Ridistribuzione delle terre e riforma fiscale

La ridistribuzione delle terre fu un elemento particolarmente importante. Le terre erano suddivise secondo il sistema Jōri 条里制じょうりせい, che prevedeva la divisione di un ampio appezzamento di terreno quadrato in trentasei più piccoli. A loro volta, ciascuno di questi quadrati veniva suddiviso in dieci strisce, temporaneamente assegnate alle famiglie. Queste ultime erano tenute a pagare all’imperatore imposte sotto forma di prodotti naturali, come seta grezza o lavorata, cereali (principalmente riso) e altri prodotti. In alternativa potevano optare per la prestazione di servizi civili e militari, o tasse aggiuntive.

La redistribuzione fu un processo lento che non riuscì integralmente. Nell’antico Giappone esistevano le shōen しょうえん, grandi tenute terriere controllate da potenti famiglie nobiliari. Queste lottarono a lungo e riuscirono a rimanere autonome rispetto al potere centrale almeno fino alla fine del XVI secolo.

Oltre a questo la popolazione venne divisa in due caste principali (ryōmin りょうみん e senmin せんみん) e varie sotto caste, una prima divisione che sarà poi soggetta a diversi cambiamenti nei secoli a venire.

Codice penale

Con la riforma si introduce anche un codice penale che comprendeva cinque livelli di pena noti come gokei けい. Questi cinque livelli di pena constavano delle seguenti punizioni (dalla più leggera alla più severa): bastonatura, bastonatura pubblica, incarcerazione, esilio e pena di morte.

Il codice era basato sui dieci abomini del codice Tang, ma furono rimossi due crimini legati alla vita familiare: la discordia familiare e la disgregazione della famiglia (causa incesto, adulterio, ecc.).

Codice Taihō

Il sistema Ritsuryō fu consolidato nel 703 d.C. attraverso il codice Taihō 大宝律令たいほうりつりょう, una delle varie riorganizzazioni che nel tempo ebbe questo sistema ma che rimase intatto nelle sue fondamenta fine al 1868. Tra le sue importanti introduzioni si ricorda l’isituzione di due rami del governo:  il Dipartimento del Culto Jingi-kan 神祇官じんぎかん e quello di Stato Daijō-kan 太政官だいじょうかん. Il primo si occupava della gestione di tutti i santuari shinto del paese, i relativi festival e riti officiati ma non aveva nessun legame con il buddismo. Il dipartimento venne diviso in otto ministeri (amministrazione, cerimonie, affari civili, casa imperiale, giustizia, affari militari, affari del popolo e tesoreria).

Inoltre benché non venne mai chiaramente vietato il passaggio del potere alle donne, da questo periodo storico in poi la guida del paese divenne quasi esclusivamente ad appannaggio degli uomini.

Hakuhō bunka

Il termine Hakuhō bunka 白鳥文化 fa riferimento alla cultura fiorita nel periodo storico non ufficiale accennato in precedenza che va dal 645 al 710. È infatti usato principalmente come riferimento in ambito culturale e artistico.

In questo periodo furono costruiti numerosi i templi buddisti che ripercorrevano artisticamente l’architettura di quelli usati nella Cina dei Tang. nei Tre Regni di Korea. Tra i templi più famosi, oltre al già citato Horyuji, è giusto citare il Yakushi-ji 薬師寺, il Kawara-dera 川原寺, il Daian-ji 大安寺 e la stessa capitale Fujiwara-kyō.

A questo periodo sono riconducinbili anche una grande parte delle poesie waka わか poi raccolte nel celebre Man’yoshū 万葉まんようしゅう, testo che raccoglie migliaia di composizioni scritte da guerrieri, letterati e imperatori. Tra questi non posso non citare Kakinomoto no Hitomaro, aristocratico vissuto a fine periodo Asuka e considerato tra i principali poeti della storia del Giappone.

In questo continuo processo di cambiamento e fervore artistico, nel 710 d.C. si decise di spostare in modo permanente la capitale a Nara, seguendo (e imitando) sempre più la struttura sociale della Cina dei Tang. Comincia così l’omonimo periodo Nara.

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