Gli antichi popoli dimenticati del Giappone: Hayato e Kumaso

Quando si pensa all’arcipelago giapponese difficilmente si immagina un insieme di diversi popoli, ma al contrario si tende a supporre che il popolo giappponese abbia abitato da sempre quelle isole. Questo però è relativo all’accezione che si da al termine “popolo giapponese”, perchè invero il territorio nipponico ha visto diversi popoli alternarsi o convivere nel Sol Levante.

Ripercorrere chiaramente la storia e le origini etniche dei giapponesi è tanto affascinante quanto complesso. Ancora oggi non mancano teorie diverse e studi che cercano di ricostruire una mappa dei popoli che hanno contribuito a creare l’odierno Giappone.
Sappiamo però di certo che tra i popoli che hanno vissuto in Giappone troviamo il popolo Yamato, Il popolo Ainu, il popolo Hayato, il popolo Jomon e quello Kumaso.

Il popolo Yamato fu uno dei primi che si insediò nella zona dell’odierna Nara durante la preistoria giapponese, dando le basi alla lingua giapponese e alla dinastia imperiale. Oltre agli Yamato, di certo il popolo più conosciuto è quello degli Ainu, abitanti prima del centro nord del Giappone, poi della grande isola di Hokkaido. Ancora oggi esistono numerosi loro discendenti e il Giappone solo recentemente ha iniziato a salvaguardare la loro cultura e la loro antica lingua.

Parlare degli Ainu è complesso e necessita di un articolo a loro dedicato e approfondito. In questo artiolo ho preferito concentrare gli sforzi parlando di due popoli misteriosi e scomparsi: gli Hayato e i Kumaso.

I Kumaso 熊襲

Le informazioni in merito a questo popolo sono così poche che è stato da molti considerato come un popolo mitico. Dei Kumaso 熊襲くまそ se ne accenna nel Kōjiki, il testo più antico nella storia giapponese e libro sacro dello shintoismo. Secondo questa antica opera vissero nel sud del Kyūshū, precisamente nei territori di Hyūga, Ōsumi e Satsuma, almeno fino al periodo Nara (710 – 794 d.C.) e si narra che il loro ultimo re, Torishi-Kaya, fu ucciso da Yamato Takeru nel 397 d.C. Di loro si accenna solo in un altro testo di poco successivo, il Nihon Shoki e da questi documenti si evince che fossero un popolo ribelle e in conflitto con il potere imperiale degli Yamato.

Dell’antica origine dei Kumaso si conosce pochissimo e si suppone che la loro civiltà abbia un’origine austroanesiana, ovvero dal sud est-asiatico e dall’odierna Oceania. Qualche indizio in questa direzione è dato dall’uso di “kaya“, come nel caso di sopracitato Torishi-kaya, che potrebbe condividere la radice con la medesima parola lingua Tagalog che significa “abile”. Inoltre in malesiano o indonesiano lo stesso termine significa “ricco”. Entrambi i casi ricollegano così il termine potenzialmente alla zona austronesiana.

Le teorie non finiscono però qui. Altri ricercatori collegano il loro nome “kumaso”, come un appellativo dato dai popoli Yamato vero un popolo che avesse le fattezze dell’orso. Kuma in giapponese significa infatti orso. Gli yamato non erano nuovi a dare appellativi a chi avesse fattezze diverse alle loro, un esempio è il termine tsuchigumo usato come forma dispregiativa verso i barbari e poi diventato addirittura un mostro del folklore giapponese!

Infine si pensa che l’odierna prefettura Kumamoto, letteralmente “origine dei kuma” (o dell’orso), abbia preso il nome proprio da questo antichissimo popolo.

Gli Hayato 隼人

Come i Kumaso, anche il popolo Hayato nasconde ancora molti misteri sulla sua origine. Fino a poco tempo fa gli studiosi ritenevano che fossero vissuti nel Kyūshū come iI Kumaso ma recentemete alcune teorie ipotizzano che gli si tratti in realtà del medesimo popolo ma di periodi storici diversi. Il termine Hayato 隼人はやと è traducibie come “persone falco“, in riferimento possibilmente alla loro destrezza e velocità.

Non ci sono riferimenti al popolo Hayato nel Kojiki e nel Nihon Shoki, ma se ne accenna invece in diversi documenti fino alla del periodo Heian (764 – 1185 d.C.). Inoltre sembra che ci fosse una sostanziale differenza con i Kumaso; se questi ultimi erano dipinti come ribelli, gli Hayato riuscirono a inserirsi nella società Yamato, lavorando finanche nella corte imperiale.

Il Giappone, seguendo il modello cinese, considerava le popolazioni distanti dall’impero centrale come barbare e pretendeva che venissero versati ingenti tributi sotto forma di riso. Secondo le cronache del tempo sappiamo che questo risultava molto oneroso per le popolazioni lontane, in particolar modo nel Kyūshū, il cui terreno vulcanico era poco adatto alla coltivazione del riso. Inoltre era richiesto che gli uomini portassero a loro spese il tributo alla capitale della regione del tempo, Dazaifu, o a Nara ed era loro imposto di rimanervi anche alcuni anni a lavorare. Questo gravava profondamente sulle famiglie e sulla forza lavoro dei villaggi.
Proprio alla corte imperiale gli Hayato lavoravano sia come intrattenitori portando le loro danze, purtroppo oggi scomparse, che come guardie imperiali. Erano infatti abili guerrieri e famosi per l’uso di lance e scudi dalle decorazioni uniche, ritenute dagli Yamato intrise di magia, un po’ come tutto quel che era legato al mondo delle tribù distanti dall’impero centrale.

Il rapporto tra il popolo Hayato e gli Yamato si incrinò del tutto quando quest’ultimo regolamentò la gestione delle province del Kyushū, territorio con grande prevalenza di Hayato. L’oppressione unita ai pensati tributi portò alla ribellione. Le lotte tra i due popoli continuarono per numerosi anni e alla fine prevalsero i Yamato che assimilarono totalmente gli Hayato. Al tempo contavano una popolazione di cinquantquattro mila persone secondo l’ultima stima conosciuta. Di loro si persero così le tracce e nessun testo ne fece cenno dopo l’Engishiki, scritto di leggi e costumi degli inizi del 900 d.C.

Gli Hayato sono ricordati come un popolo forte, valorosi guerrieri e uomini coraggiosi. Purtroppo non è rimasto quasi nulla della loro lingua o della loro civiltà nel Giappone moderno, eccezion fatta per alcuni monumenti ricostruiti e un piccolo museo nell’omonima citta di Hayato a Kagoshima.

Fonti:
Wikipedia
morethantokyo.com