Il teatro giapponese: il Nō 能

Il Giappone è ricco di un’antica tradizione teatrale che si è profondamente sviluppata negli ultimi mille anni e ha prodotto diverse forme di teatro. In questo primo articolo ci soffermiamo sull’antico .

Questa forma di teatro è costituita da musica, danza e canti e si è sviluppata intorno al XIV secolo insieme al teatro comico kyogen.

Inoltre per la sua importanza nella cultura giapponese e l’elevato spessore espressivo, l’UNESCO lo ha introdotto tra i beni immateriali dell’umanità.

A titolo informativo tengo a precisare che è possibile trascrivere il neatro Nō in caratteri occidentali come “noh”, ha comunque lo stesso significato.

L’origine

Il termine Nō のう significa letteralmente “talento” o “capacità” e deriva dal sangaku 散楽さんがく di origine cinese introdotto nell’VIII secolo in Giappone. Il sangaku era uno spettacolo che ricordava il circo, con saltinbanco, acrobati, giocolieri e danze che però con il tempo andò cambiando favorendo intermezzi comici, interventi attoriali e arrangiamenti musicali basati sulle tradizioni di corte. Nacque così intorno all’XXI secolo una forma intermedia di teatro, il sarugaku 猿楽, letteralmente “musica da scimmia”, che attinse da vari elementi diversi: riti popolari, cerimoniose danze shintoiste, intrattenimento popolare e usi di corte. Da questo si svilupparono parallelamente due forme teatrali: il Kyōgen, dall’animo farsesco e il “moderno” Nō, teatro colto.

Queste forme rimasero e sono tuttora complementari; il kyōgaku è un interludio comico e dalle tinte farsesche che si svolge all’interno della rappresentazione Nō. Per questo quando si usa il termine nōgaku 能楽のうがく, ci si riferisce ad entrambi.

Il teatro Nō si sviluppa nel XIV secolo, quindi nel periodo Muromachi (1336 to 1573), quando Kan’ami Kiyotsugu e suo figlio Zeami Motokiyo reinterpretarono il sarugaku e posero le basi per l’arte teatrale come la conosciamo oggi e le relative scuole Nō.

Gli attori e la loro formazione passava di generazione in generazione, si crearono così cinque principali scuole che esistono ancora aggi: Kaze (fondata da Kan’ami e suo figlio), Hōshō (dal fratello minore di kan’ami), Konparu (la più antica), Kongō e Kita, quest’ultima fondata nel periodo Tokugawa, ultima nata in ordine temporale.

La figura femminile nel teatro Nō

Questa arte è basata su regide regole e antiche tradizioni, tra le quali la recitazione quasi esclusiva maschile. La figura della donne fù estremamente limitata lungo i 650 anni di storia. Solo dopo il periodo Meiji la situazione mutò. In questo periodo di stravolgimenti sociali gli artisti si “riciclarono” come insegnanti di arti per i nobili. Le nobildonnne richiedevano però insegnanti dello stesso sesso, aprendo così nuove possibilità alle donne del tempo.

Ci vollero comunque numerosi anni perchè un donna potesse diventare prima attrice e ancora oggi si conta una forte disparità di presenza tra i due sessi; nel 2009 erano infatti solo 200 le donne professioniste contro i 1200 uomini.

Gli attori Nō

La formazione degli attori è molto precoce, comincià infatti già all’età di tre anni. Gli attori studiano l’antica arte in una delle cinque scuole e vengono chiamati “shite仕手して. Ogni scuola ha il proprio *iemoto 家元いえもと che porta avanti la tradizione della stessa ed è l’unico che ha il potere di creare nuove opere, modificare i testi o cambiarne l’esecuzione.

* L’iemoto è una figurava fondamentale in ogni arte giapponese tradizionale cha ha un antica scuola di riferimento. E’ il fondatore della stessa o il suo Gran Maestro. Questa figura si trova in arti come l’ikebana, lo shodō, la cerimonia del tè, le arti marziali, ecc..

I ruoli

Secondo la tradizione ci sono quattro ruoli principali nel teatro Nō:

  1. Shite 仕手して: il protagonista principale dell’opera che può interpretare a seconda del caso sua parti di umano (mae-shite) che di fantasma (nochi-shite).
  2. Waki わき: la controparte o l’antagonista dello shite.
  3. Kyōgen 狂言きょうげん: colui che recitano degli intermezzi durante l’opera come lo stesso kyōgen durante l’intervallo.
  4. Hayashi 囃子はやし: i musicisti che accompagnano l’opera e che suonano tradizionalmente quattro strumenti, quali il flauto traverso e tre tipi di tamburi, ad anca, a spalla e uno più grande con le bacchette.

Le maschere

Le maschere del teatro Nō sono fatte tradizionalmente a mano in legno di cipresso e con pigmenti naturali. Ne esistono circa 450, alcune rappresentano dei personaggi iconici che si ripetono in diverse opere, altre possono essere fatte apposta per un personaggio specifico di una rappresentazione

Le maschere sono principalmente indossate dallo shite e possono rappresentare tanto esseri umani come quanto demoni , divinità o persino animali.
La grande capacità dell’attore sta nel dare vita alla maschera e renderla “espressiva” grazie alla sua recitazione e ai suoi movimenti. L’uso sapiente dei gesti e l’inclinazione della stessa riesce a trasformare la maschera, che con giochi di luce e ombra cambia espressione. Le stesse maschere erano comunque incise in modo da cambiare “volto” a seconda della luce.

Il palcoscenico

Secondo la tradizione Nō il palcoscenico è totalmente aperto, a pianta quadrata con quattro colonne che sorreggono un tetto che ricorda quello di un santuario e una passerella sulla sinistra dalla quale entrano gli attori.

Il palcoscenico è parte integrante dell’opera, non va nascosto e recita insieme agli attori davanti a un pubblico che quasi partecipa alla scena. La connessione tra il teatro e antichi rituali religiosi si mostra anche dalla forma del tetto spiovente; simbolo di un area sacra antenata degli antichi rituali delle danze kagura shintoiste.

Non esiste alcuna decorazione in tutto il teatro fatta eccezione per un pannello, il kagami-ita 鏡板かがみいた,letteralmente pannello specchio, un pannello in legno di cipresso giapponese con il disegno di un pino verde.

La passerella laterale, l’hashigakari, rappresenta una vera e proprio ponte sospeso tra due mondi, quello della realtà e quello del mito.

I costumi

A differenza di un palcoscenico minimale e semplice, i costumi sono un trionfo di colori che catturano gli occhi dello spettatore. Questa usanza è invero cambiata nel tempo.
Inizialmente infatti gli attori vestivano abiti comuni, ma il passare dei secoli e i regali di abiti sfarzosi di nobili e samurai fatti agli attori nel periodo Edo, ha cambiato la tradizione.

Un elemento fondamentale dell’intera scena teatrale Nō è il ventaglio, accessorio che tutti gli attori portano sempre con se in scena, in mano o nella cintura obi del costume. Il ventaglio durante la l’opera può diventare un qualunque oggetto di scena, può rappresentare una spada, un flauto, un pennello o altro.
Nei casi in cui la scena necessitasse di un oggetto esterno esistono i kuroko 黒衣くろこ, antesignani degli aiutanti di scena che, vestiti completamente di nero, spostano o recuperano oggetti dal palco. Questo accade anche durante la recitazione e sono considerati come trasparenti per attori e pubblico.

Le opere

Nel teatro Nō sono state scritte numerose opere, se ne contano più di duemila, ma le ufficiali sono 240, unicamente quelle delle cinque scuole teatrali e si possono categorizzare in tre principali soggetti teatrali:

  1. Genzai, opere che trattano di personaggi umani con un andamento lineare della storia.
  2. Mugen: opere che trattano di essere sovrannaturali come dei, spiriti o mostri. La trama inoltre può essere non lineare, con cambi temporali o flashback
  3. Ryōkake: queste opere sono più rare e uniscono i due generi tra primo e secondo atto.

A questa suddivisione si aggiungono altre categorizzaziono, sia per generi che per stile, ma per le quali vi rimando a letture di settore.

Il teatro Nō oggi

Ancora oggi il teatro Nō è una realtà importante della cultura giapponese, anche se ha perso la diffusione dei secoli passati. Questa forma colta di teatro è paragonabile all’opera lirica occidentale, ancora oggi ampiamente diffusa ma non più “popolare” nell’accezione moderna del termine.

Si contano circa 70 teatri Nō in tutto il Giappone tra quelli pubblici, quelli privati delle scuole e altri municipali dove si esibiscono anche compagnie amatoriali.

Il teatro Nō è l’anima di un Giappone tradizionale, classico, cerimonioso e dal profumo di sacro. Non è certamente un’opera semplice e diretta, ma lo stesso lo si potrebbe dire dell’opera occidentale, ma è carica di metafore e di gesti che si ripetono da quasi mille anni. Non a caso talvolta il pubblico consulta il libretto dell’opera Nō per comprenderne bene la narrazione, i complessi giochi di parole e l’antico linguaggio.

Il nō è la massima espressione del teatro del Giappone e avvicinarlo richiede tempo e studio. Senza di lui però buona buona parte delle arti teatrali giapponesi non sarebbero le stesse, dal Kabuki, al Kyōgen, al Nunraku, al Yose o alle forme di teatro più moderne.

Di certo è un esperienza che non lascerà indifferente lo spettatore e che non posso che consigliare.

Fonti:
the-noh.com
thetheatretimes.com
japan-guide.com
Wikipedia