Cosa succede quando si incontrano due grandi passioni come il mondo dei manga e degli anime con il mondo dei motori? il risultato è l’itasha 痛車, auto customizzate con incredibili decorazioni da far impallidire anche il più incallito degli otaku!
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L’origine del nome
L’origine di itasha non è chiara come possa sembrare guardandone gli ideogrammmi. La parola è composto da due ideogrammi, quello di 痛 che significa “dolore” e quello di 車 che invece indica “vettura“. Ma come si è arrivati questo significato?
Facciamo allora un passo indietro agli anni ’80 e al boom economico del Giappone, quando si faceva di tutto per godere del nuovo benessere e, spesso, si cercava di ostentarlo. In quel contesto di musica city-pop, spalline a punta e chiome cotonate nasceva il termine ita-sha, ma con un significato differente. Itasha era un neologismo, l’abbreviazione di due termini “italian” e “sha”, quindi “vettura italiana”. Avere un auto italiana in quel momento storico simboleggiava uno status e certamente non si passava inosservati…
Il passo quindi è stato breve e il significato del termine è vagamente rimasto, ovvero “auto che si fa notare”, ma nel caso dell’accezione moderna i motivi sono ben diversi.
La scelta dell’ideogramma di “dolore” ha un doppio possibile significato, il primo che riguarda un auto poco piacevole alla vista, dozzinale, pacchiana o di gattivo gusto per i più. Altra possibile interpretazione riconduceva agli ai costi e al “dolore” sofferto dal portafoglio..
L’ascesa del fenomeno
Questa moda nacque timidamente nella fine degli anni ’80 quando si mostravano pupazzi o peluche di personaggi famosi esposti in bella vista in auto, ma il vero fenomeno come lo conosciamo oggi nasce agli inizi degli anni 2000.
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La prima esposizione pubblica di una itasha è avvenuta nel 2005 al comiket コミケット, la più grande manifestazione al mondo dedicata al mondo dei fumetti che si tiene due volte all’anno a Tokyo. Durante la manifestazione non mancano esposizioni di tutto quel che può essere legato al mondo dei manga ed inoltre è un occasione per disegnatori in erba di mostrare i propri lavori, i dōjinshi.
Il fenomeno è andato sempre più espandendosi tanto da avere nel 2007 un evento dedicato ad Ariake, cittadina vicino Tokyo. Da quel momento la sottocultura itasha è andata diffondendosi anche oltre i confini del Giappone, con eventi dedicati in tutto il mondo
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Oltre la passione
Questa passione ha inoltre oltrepassato i confini dei soli appassionati arrivando finanche nel motorsport. In molte competizioni è possibile trovare team sponsorizzati da aziende legate al mondo dei fumetti che spesso decorano l’intera vettura da competizione a tema.
Un esempio? La Good Smile Company, l’ Harushi Racing, l’ Eva Racing e tante altre! Si pensi che nel 2017 e nel 2019 hanno fatto l’apparizione finanche alla 24h di SPA con ottimi risultati!
La passione itasha non ha però limiti e non si limita più alle sole quattro ruote. Oggi è possibile trovare anche moto, biciclette (dekochari), camion (dekotora) e altri mezzi di trasporto o perfino computer case o qualunque oggetto che si presti ad essere customizzato!
Conclusione
La passione che circonda il mondo di manga, anime e videogiochi è in costante ascesa e non sembra fermarsi. Non deve stupire quindi come molti amino comunicare (e mostrare) la propria preferenza verso un personaggio che simpatizzano o magari con il quale si identificano portandolo con sè anche sul mezzo di trasporto a loro più congeniale.
Voi cosa ne pensate? Cringe o cool?