Dopo le lotte intestine tra i clan Soga e Mononobe del periodo Asuka e la rivoluzione sociale della riforma Taika, si giunge al periodo Nara. Il nome del periodo, come facilmente deducibile, deriva dall’omonima città a sud di Kyōto che rimase capitale del regno quasi initerrottamente per tutto l’VIII secolo.
Il periodo Nara mirò a creare il ritsuryō kokka 律令国家, ovvero una nazione governata centralmente in conformità con il modello della Cina, un paese autocratico incentrato sull’imperatore e sull’autorità centralizzata. A conferma di questo venne creato il Codice Taihō, un codice di leggi di derivazione cinese precedentemente attuato nel periodo Asuka che fu ulteriormente rivisto e adattato in base alla società giapponese.
L’influenza cinese
L’inizio del periodo Nara si identifica con lo spostamento della capitale voluto dall’imperatrice Genmei da Fujiwara-kyō alla più centrale Heijō-kyō, antico nome dell’odierna Nara sita a circa 80 km a sud di Kyōto. La città venne inoltre costruita seguendo il modello di Chang’an, grande capitale della dinastia Tang cinese. Questo di tradusse in una città a griglia regolare, ben definita, due metà simmetriche e abitazioni dallo stile architettonico di chiara derivazione cinese.
La Cina non fu però fonte di ispirazione solo per la città, ma divenne un punto di riferimento in ogni ambito dello sviluppo del Giappone di questo periodo. Si consideri l’adozione della scrittura attraverso ideogrammi che avvenne proprio nel periodo Nara, alla struttura governativa e amministrativa, alla moda e alla stessa religione buddhista introdotta il secolo prima.
Il governo del periodo Nara si preoccupò in particolare di centralizzare il suo potere e istituire una cospicua presenza militare in tutto il territorio per controllare eventuali rivolte e al contempo mostrare la propria forza in ogni parte del regno. Questa politica non riuscì però a limitare le lotte intestine di corte, come nel caso della ribellione dei Fujiwara del 740 d.C.
La ribellione dei Fujiwara
Le lotte tra fazioni alla corte imperiale che caratterizzarono il periodo Yamato continuarono anche per tutto il periodo Nara. Il potere era conteso tra i membri della famiglia imperiale, le più influenti famiglie di corte (come i Fujiwara) e i sacerdoti buddisti.
All’inizio del periodo Nara, il principe Nagaya (un figlio del principe Takechi, nipote dell’imperatore Tenmu) prese il potere a corte dopo la morte di Fujiwara no Fuhito. A Fuhito succedettero quattro figli: Muchimaro, Umakai, Fusasaki e Maro. Questi misero sul trono nel 724 l’imperatore Shōmu, 45° imperatore del Giappone, figlio dell’imperatore Monmu e di Fujiwara no Miyako, quest’ultima una delle figlie di Fujiwara no Fuhito.
Nel 729 i Fujiwara ordirono una congiura contro Nagaya accusandolo di un falso crimine che gli costò la condanna a morte e la pena di morte, costringendolo quindi al suicidio. Sua moglie, la principessa Kibi, e i suoi figli morirono con lui.
Nel 735 una grave epidemia di vaiolo si diffuse da Kyūshū decimando il 25% della popolazione e tra loro anche tutti e quattro i fratelli Fujiwara, determinando una temporanea riduzione dell’influenza del clan nella corte.
Con la loro morte, Tachibana no Moroe, che apparteneva alla famiglia imperiale, assunse il controllo del governo facendovi partecipare Shimotsumichi no Makibi (poi divenuto Kibi no Makibi) e il monaco Genbo. Il figlio maggiore di Umakai, Fujiwara no Hirotsugu, non soddisfatto e preoccupato di questa situazione, radunò nel 740 un esercito a Kyūshū con l’obiettivo di rimuovere Makibi e gli altri. l’imperatore Shōmu (701 – 756) rispose violentemente con un’armata di 17 mila soldati, sconfiggendo in due mesi l’esercito di ribelli e uccidendo Hirotsugu.
Benchè l’esito degli scontri volsero a favore dell’imperatore, quest’ultimo ne rimase scosso e fece spostare il palazzo imperiale tre volte in soli cinque anni a partire dal 740, fino al suo ritorno a Nara. Dapprima a Kuni dove furono costruite le mura del Grande Palazzo ed un grande ponte sul fiume Kizugawa. Tuttavia, la costruzione fu interrotta alla fine del 743 e l’imperatore e si trasferì a Omi nel Palazzo Shikagaki. La capitale fu trasferita trasferita nuovamente a Namba-kyo (Naniwa) , e poi nel 745 tornò a Heijo-kyo.
Dall’imperatore Shomu all’incidente Dokyo
L’imperatore Shōmu era inoltre un fervente buddista e durante il suo regno fece costruire il celebre Todaiji, il tempio di legno ancora oggi più grande al mondo al cui interno si trova la grande statua in bronzo di Hachiman. Oltre a queste costruzioni fece promulgare diversi editti perchè si erigessero templi in tutto le provincie cercando di seguire l’ideologia del Chingokokka, ovvero risolvere il disagio sociale attraverso preghiere e cerimonie.
Il popolo però aveva bisogno di ben altro che preghiere e luoghi di culto. La popolazione giapponese del periodo Nara viveva in uno stato di indigenza, funestata dalle epidemie di vaiolo e vessata dalle tassazioni del governo.
L’incidente Dokyo
Intanto nel lusso della corte imperiale continuavano le lotte di potere con protagonisti i Fujiwara. E proprio Fujiwara no Nakamaro (figlio di Muchimaro) riuscì a guadagnarsi la fiducia dell’imperatrice Kōmyō, accumulando potere e assumendo nel 755 il controllo del governo e spodestando nel 757 Tachibana no Naramaro, figlio di Moroe. Inoltre Nakamaro utilizzò l’imperatore Junnin come una marionetta per ottenere il potere e promuovere un’amministrazione di tipo cinese basata sul confucianesimo.
Presto entrò in scena il monaco Dōkyō, che nel mentre era riuscito a conquistare il favore dell’imperatrice emerita Koken. Nakamaro però iniziò una rivolta proprio per rimuovere Dōkyō nel 764, ma fu sconfitto e perse la vita. L’imperatore Junnin fu così destituito ed esiliato ad Awaji.
Il potere di Dōkyō continuò a crescere negli anni con l’appoggio dell’imperatrice Koken, arrivando a divenire gran ministro di stato e maestro del buddismo Zen. Proprio a questa importante figura storica è legata la costruzione del celebre tempio Saidaij di Nara. La sua ascesa subì un arresto con la morte dell’imperatrice che aveva provato finanche a farlo salire sul trono imperiale, osteggiato dal solito clan Fujiwara.
La fine del periodo Nara
Nel 781 salì al potere l’imperatore Kanmu che al fine di liberarsi dalla pressione del sempre più potente clero fece costruire nel 784 una nuova capitale a Nagaoka, nella provincia di Yamashiro. Dopo l’assassinio di Fujiwara no Tanetsugu, responsabile della sua costruzione, e l’arresto del principe imperiale Sawara, fratello minore dell’imperatore Kanmu, nel 794 fu costruita e trasferita una nuova capitale chiamata Heian-kyo, antico nome di Kyōto, trasferimento che segna la fine del periodo Nara e l’inizio il periodo Heian.
I libri sacri e la nascita della letteratura
Il periodo Nara fu particolarmente importante in ambito letterario poiché vide la compilazione dei primi libri considerati sacri per la tradizione shintoista e per la stesura di importanti testi letterari. Oltre a questi testi, furono redatti dei registri provinciali chiamati fudoki 風土記 oggi preziosi per gli storici perchè resoconti sulla cultura provinciale, la geografia e l’antica tradizione orale presentati ai monarchi del Giappone
Kojiki
Nel 712 venne terminato il Kojiki 古事記, letteralmente “vecchie cose scritte”, un insieme di miti, tradizioni e storie che ripercorrono la mitologia giapponese dalla nascita del Giappone sino all’ascesa al potere della principessa Suiko nel 592. Il Kojiki rappresenta il primo testo scritto in lingua giapponese a noi pervenuto e un’importante fonte di notizie e cronache del tempo. Fu scritto da O no Yasumaro per volere dell’imperatore Tenmu con l’obiettivo di dare un’origine divina alla dinastia imperiale e rafforzare così il proprio potere.
La particolarità di questo testo è il suo stile di scrittura unico; il Kojiki fu uno dei primi esperimenti di scrittura in lingua giapponese e venne scritto in lingua giapponese utilizzando gli ideogrammi cinesi ma alternando lettura dei caratteri cinese (onyomi) e giapponese (kunyomi).
Nihongi
Nel 720 venne poi redatto il secondo libro sacro, il Nihongi (o Nihon Shoki), costituito da 20 volumi e nel quale è presente l’intera genealogia imperiale. Il testo racchiude sia una parte mitologica simile a quella del Kojiki e ripercorre le cronache del tempo sino all’imperatrice Jito (686 – 697). A differenza del primo, il Nihongi è però scritto in cinese antico e segue un ordine cronologico degli eventi sullo stile cinese. Il sacro testo rappresenta inoltre il primo di un corpus di sei storie del Giappone chiamate Rikkokushi 六国史.
Man’yōshu
Al periodo Nara si ascrivono anche numerose raccolte di poesie waka di ispirazione cinese come il Kaifusō ed il celebre Man’yōshu. in particolare in quest’ultimo è possibile riscontrare versi che trattano tanto i temi aulici della poesia classica quanto storie di soldati o contadini comuni. Il Man’yōshū 万葉集, letteralmente raccolta di diecimila foglie, è largamente considerata la raccolta poetica più celebre, capolavoro indiscusso della letteratura giapponese, dove viene utilizzato il manyogana, una forma di scrittura giapponese che combina le letture on e kun dei caratteri cinesi.
Il buddismo e la sua influenza
Durante l’intero periodo Nara la religione buddista non divenne mai la religione di stato, ma la sua presenza all’interno della corte influenzo profondamente le decisioni governative e, di riflesso, la società giapponese. In questo secolo furono costruiti i maggiori e più antichi templi giapponesi e cominciò lentamente il processo di commistione tra credenze pagane shintoiste (koshinto) e quelle del nuovo credo attraverso un processo di contaminazione che prenderà il nome di shinbutsu shugo e continuerà fino alla fine del periodo Edo, nel 1868.
Anche l’arte del periodo Nara venne influenzata dal buddismo e molte opere d’arte giapponesi e tesori importati da altri paesi durante l’epoca degli imperatori Shōmu e Shōtoku sono archiviati nello Shōsō-in del tempio Tōdai-ji. Sono chiamati “tesori di Shōsōin” e illustrano la cultura cosmopolita nota come cultura Tempyō. I tesori importati mostrano le influenze culturali delle aree della Via della Seta, tra cui Cina, Corea, India e impero islamico. Lo Shosoin conserva più di dieci mila documenti cartacei, detti documenti Shōsōin.
Inoltre le relazioni internazionali con Corea e soprattutto Cina furono influenzate proprio dal buddismo. Ogni vent’anni venivano ad esempio inviati scolari, diplomatici e monaci nella terra del dragone proprio per apprendere e approfondirne lo studio.
Sul fronte coreano le relazioni con il regno di Silla furono inizialmente pacifiche ma l’ascesa di Balhae a nord di Silla ne destabilizzò le relazioni. Nel 728 Balhae inviò la sua prima missione a Nara, che li accolse come Stato successore di Goguryeo, con cui il Giappone era stato alleato fino all’unificazione dei Tre Regni di Corea da parte di Silla.
Fonti:
Wikipedia
doyouknowjapan.com
worldhistory.org