Questo strumento musicale è realizzato interamente in legno, ha una forma a goccia, una lunghezza che va dai 60 ai 105 cm e utilizza generalmente quattro corde ed un manico con cinque grandi tasti. Deriva direttamente dalla Pipa cinese, ma nei secoli si è evoluta in forma, sonorità e utilizzo. Per suonare il biwa moderno si usa anche un grande plettro non presente nello strumento classico o cinese.
Dopo essere arrivato in Giappone attraverso la Via della Seta per la musica strumentale, il biwa è diventato nel tempo uno strumento musicale narrativo. Per molto tempo, la tradizione del biwa è stata portata avanti da monaci ciechi erranti che si accompagnavano con lo strumento per raccontare storie come il famoso “Heike Monogatari” (平家物語) che racconta della guerra Genpei (1180 – 1185 d.C.). A causa di questa tradizione di musica narrativa, il biwa viene suonato per lo più da solo ed è meno comunemente suonato con altri tipi di strumenti, tranne che nel gagaku 雅楽 di corte o paradossalmente nel repertorio strumentale moderno.
L’importanza culturale del biwa è dovuta alla sua evoluzione in epoca medievale da strumento “solista” a narrativo. Originariamente era usato solo nelle ricche corti, ma con la fine del Ritsuryō 律令, ovvero l’antico sistema di leggi di stampo confuciano e cinese che sorreggeva il Giappone fino al periodo Heian, il biwa uscì dalle sole corti e si diffuse gradualmente tra i monaci ciechi erranti che lo utilizzavano per raccontare e intrattenere, spesso considerati alla base della nascita del teatro bunraku. Nel XIII secolo, la storia “Il racconto di Heike” (平家物語) fu creata e raccontata da loro. Inoltre sia raccontare storie che tenere pratiche religiose accompagnandosi con il biwa divenne una professione per i monaci ciechi, e furono proprio questi a portare avanti la tradizione.
La musica biwa moderna si basa su quella narrativa medievale. Nel XVIII secolo, i samurai dell’area di Satsuma (parte meridionale dell’isola di Kyushu) adottarono la musica biwa dei monaci ciechi nelle loro pratiche musicali. L’etica e le battaglie dei samurai furono scelte come temi principali di questo stile, chiamato Satsuma-biwa, sviluppando tecniche più dinamiche.
Un altro nuovo stile, chiamato Chikuzen-biwa, fu creato nel XIX secolo nel nord dell’isola di Kyushu, basandosi sulla musica biwa dei monaci ciechi e adottando anche altri strumenti. Questi due stili moderni arrivarono a Tokyo con i riformisti locali che guidarono la Restaurazione Meiji e divennero il centro della scena musicale contemporanea tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Durante il periodo bellico, all’inizio del XX secolo, la musica biwa si adattò facilmente al nazionalismo del Giappone imperiale e vennero create e suonate molte canzoni che enfatizzavano la virtù della lealtà e del sacrificio per il Paese.
Con la fine dei conflitti mondiali non sorprende che la musica biwa sia diventata meno popolare e che il numero di musicisti biwa sia considerevolmente diminuito. Come accaduto anche per altri strumenti tradizionali la sua rinascita è recente ed è rivalutato in vari contesti musicali, da colonne sonore di film a musica per orchestra.
Un biwa autentico non costa poco e purtroppo è estremamente difficile trovarne uno con cui esercitarsi come è uso fare per una prima chitarra classica. Il prezzo di un biwa autentico può variare dagli 800 euro ai 10 mila euro.