verbi transitivi intransitivi 自動詞 他動詞

Verbi transitivi e intrasitivi in giapponese

Durante il percorso di studio arriva il momento in cui ci imbatteremo nei verbi transitivi e intransitivi giapponesi, verbi che dobbiamo saper riconoscere, distinguere ma soprattutto utilizzare.
La distinzione di queste due categorie non risulta immediata come nell’ italiano e spesso i nostri manuali di grammatica (o insegnanti) liquidano l’ annoso problema con la fatidica frase “Non ci sono regole rigide per i verbi transitivi e intransitivi giapponesi, devi solo impararli coppia per coppia”. La frase è spesso seguita da una prima lista di coppie di verbi che impareremo a memoria e che col tempo arricchiremo.
Inoltre spesso ci orienteremo al riconoscimento dei verbi basandoci sulla particella che lo precede, が per gli intransitivi ed を per i transitivi, ma non è un metodo infallibile e oltretutto inutilizzabile quando siamo noi a dover creare la frase.
In realtà è possibile approcciarsi in maniera diversa al “problema”, analizzando il tutto dal punto di vista della grammatica giapponese e comprendendo la logica dei verbi. Ma partiamo con ordine.

Cosa sono i verbi transitivi e intrasitivi ?

Cominciamo analizzando i termini giapponesi per indicare queste categorie di verbi: 自動詞じどうし e 他動詞たどうし .
In giapponese i kanji stessi ci semplificano la comprensione di queste categorie verbali, infatti 動詞どうし significa verbo o letteralmente “parola che si muove“, quindi un azione, mentre 自 e 他 significano rispettivamente “se stesso” e “altro“.
Quindi abbiamo:

自動詞じどうし – parola che muove se stessa (“verbo intransitivo”)

他動詞たどうし – parola che muove qualcos’ altro (“verbo transitivo”)

Facciamo degli esempi per chiarire eventuali dubbi:
– Il verbo volare in italiano è un verbo intransitivo perchè l azione non ricade su qualcos’ altro (un libro di grammatica classico direbbe che “non regge il complemento oggetto”). Possiamo dire “io volo” ma non “io volo una un amico”. Descrive quindi azione che ricade su se stessa.
– Il verbo pungere è invece un verbo transitivo in quanto necessita dell’ oggetto a cui si riferisce l’ azione o comunque lo sottointende.
– Esistono ovviamente casi di verbi che possono essere sia transitivi che intransitivi come ad esempio mangiare ; “io mangio una mela” è transitivo ma possiamo dire “che mangiamo?” usandolo come intransitivo.

Lo stesso accade in giapponese ma, a differenza dell’ italiano, spesso il verbo cambia forma a seconda dell’ uso che ne facciamo, quindi il verbo transitivo ha la sua controparte intransitiva. Non a caso si parla di “coppie”. Ad esempio:

ける – perdere – intransitivo

かす – sconfiggere – transitivo

Assodate queste differenze analizziamo il tutto dal punto di vista giapponese e andiamo quindi ad enunciare le tre “leggi” della transitività che si applicano a tutte le coppie di verbi.

Tre “leggi” della transitività dei verbi transitivi e intrasitivi in giapponese

Esistere e fare, ある e する, sono i verbi alla base della lingua giapponese ed il loro suono può venirci in soccorso per comprendere l’ origine del verbo, ovvero se è più vicino al “fare” qualcosa o all’ “essere, esistere”.
Un esempio a tal proposito lo vediamo nella distinzione tra la forma passiva con desinenza れる/られる con radice in ある e quella causativa せる/させる che invece si appoggia a する.
Se avete già studiato causativo e passivo penso che adesso comprendiate più facilmente la connessione tra desinenza e suo significato.
Da questa logica ne deriva la prima legge di transitività:

I verbi che terminano in 〜 sono transitivi, che abbiano o meno una controparte intransitiva

La transizione della parte finale di alcuni verbi dal suono “eru” ad “asu” è molto comune ed il medesimo ragionamento è applicabile anche per altri cambiamenti di suono come da eru, aru, iru a verbi in su.
Facciamo degli esempi:

ける (perdere) → かす (sconfiggere)
る (uscire) → す (portar fuori)
げる (scappare) → がす (far scappare)
れる (soleggiare) → らす (disperdere, rischiarire)
ちる (cadere) → とす (far cadere)

Seconda legge della transitività:

I verbi che terminano in aru sono intransitivi

Possiamo quindi dedurre che tutti i verbi che foneticamente terminano in aru sono invece intransitivi o meglio tutti i verbi della colonna あ + る. Comunque il cambiamento fonetico più comune nella coppia di verbi è arueru.
Ad esempio:

がる (azarsi, sorgere) → げる (alzare)
がる (calare) → げる (abbassare)
かる (capire) → ける (dividere, separare)

Esistono altri pattern di cambiamento, ma la cosa più importante da ricordare è che se il verbo termina in aru è intransitivo.

Terza legge della transitività:

forma della colonna -e → 〜eru

La terza regola che ci viene in soccorso per lo studio dei verbi transitivi e intrasitivi in giapponese è meno immediata e per comprenderla bisogna necessariamente analizzare l’intero panorama dei verbi giapponesi da un punto di vista diverso da quello dei comuni libri di grammatica. Potete trovare maggiori informazioni qui.
Per trovare la controparte transitiva o intransitiva di una coppia di un verbo ne prendiamo la forma alla え -colonna e aggiungiamo 〜る. Ad esempio:
る (dividere, infrangere) → れる (dividersi, infrangersi)

Il problema qui è che (a differenza del modello aru → eru della Seconda Legge) l’ inversione da uno all’ altro può avvenire in entrambe le direzioni. Quindi pur riuscendo ad indentificare il “compagno” della coppia transitivo-intransitivo non possiamo immediatamente capire a quale categoria corrisponde. In altre parole non riusciamo a identificare quale sia il verbo principale e la sua versione inversa.

Le altre coppie di verbi

Come possiamo quindi analizzare il resto dei casi? Non ci sono delle regole come quelle finora analizzate, ma ci sono alcuni “trucchetti” che ci possono venire in aiuto.

  1. Nella coppia 〜む / 〜める , 〜める è sempre la versione transitiva della coppia.
    ad esempio : いた む (aver dolore) → いた める (provocare dolore)
    Inoltre dato che in giapponese spesso -b e -m sono suoni interscambiabili (es. さみしい/さびしい) lo stesso fenomeno è riscontrabile nella transizione 〜ぶ / 〜べる.
    Un altro caso simile dato dalla coppia 〜つ / 〜てる. Comunque questi ultimi due casi sono poco comuni
  2. Se nella coppia di verbi uno dei due termina in 〜せる, quest’ ultimo è transitivo. Infatti 〜せる deriva strettamente da 〜する.
    Ad esempio あび びる (farsi il bagno/doccia) → あび びせる (irrorare, irrigare, bagnare)
  3. Rimangono ancora fuori dalle varie regole i seguenti gruppi (circa il 20% del totale) che purtroppo non rientrano in nessuna delle precedenti regole:
    a. く、ぐ → ける、げる
    b. うえる
    c. I verbi ichidan non coperti dalle prime due leggi

E per il resto dei verbi? che si fa?

La risposta più superficiale alla quale pensare sarebbe quella d’ impararli a memoria, ritengo invece più utile memorizzarli durante lo studio semplicemente incontrandoli e, con il tempo, riuscendo a capire quale verbo della coppia è il principale e quale il suo inverso.
Inoltre approcciarsi allo studio dei verbi transitivi e intrasitivi in giapponese solo attraverso uno sterile metodo mnemonico non aiuta la naturale comprensione della lingua. Mi spiego meglio, le liste di verbi (così come buona parte delle spiegazioni grammaticali) riportano le coppie associandole spesso ad una traduzione che può portarci in errore. Però molti dei verbi giapponesi intransitivi, sono invece transitivi in italiano e viceversa! Questa ricerca di traduzione e comparazione tra la grammatica occidentale ed il costrutti giapponesi possono portare confusione. Ritengo che la cosa più naturale da fare è imparare con il tempo a conoscere e riconoscere questi verbi durante il percorso di studi.

Comunque per esercitarsi nel ricordare le coppie di verbi vi suggerisco di utilizzare delle Anki Card oppure utilizzare questo semplice sito dove testare le proprie capacità!

Buono studio!
皆さん頑張ってください

Per maggiori informazioni riporto di seguito le due fonti che mi hanno aiutato a scrivere le diferenze dei verbi transitivi e intrasitivi in giapponese e da cui derivano queste teorie:
1. The Japanese verb conjugation chart to END conjugation charts!
2. Teach Yourself Japanese Message Board

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