Nel vasto caleidoscopio di arti del Sol Levante, il mondo degli origami è certamente una di quelle più note nel mondo grazie alla capacità di trasformare magicamente un sottile foglio di carta in oggetto tridimensionale. Sin dalla nostra infanzia siamo stati introdotti da familiari o dalla scuola a questo affascinante mondo con la creazione delle figure più semplici come la barchetta, l’aeroplanino o, per i più arditi, la gru.
Ma quando è nata quest’arte? Scopriamolo e vediamo come si è evoluta nel corso dei secoli fino a diventare il mondo degli origami che oggi tanto affascina grandi e piccini.
L’origine linguistica
Il termine origami 折り紙 deriva da due parole giapponesi: il verbo oru 折る che significa “piegare” ed il sostantivo kami 紙 , “carta”. Il passaggio da kami a gami è un noto fenomeno linguistico che prende il nome di rendaku e del quale avevo già parlato in passato.
Origami significa letteralmente “piegare la carta“, come facilmente immaginabile. Ma non è sempre stato così e nei secoli sono stati utilizzati numerosi termini diversi: origata, orikata, tatamigami, orisue, ecc.
L’origine storica

L’arte del piegare la carta ha un’origine molto antica ma con un approccio ben diverso da quello meticoloso moderno. Oggi l’origami ha schemi e modelli molto rigidi e mai si immaginerebbe di strappare il foglio o alterarlo in qualunque modo diverso dalla semplice ed efficace piegatura. In passato però questa rigidità nelle regole non esisteva. Oggi esiste infatti il termine kirigami 切り紙 , letteralmente tagliare la carta, per indicare l’uso del taglio nel processo di realizzazione del modello.
Inoltre Il termine kami significa anche “divinità-spirito” in giapponese e, benché scritto con un diverso ideogramma 神, porta con sé foneticamente una forte connotazione spirituale. La carta è anche simbolo di purezza e per questo veniva e viene tutt’ora usata nei rituali religiosi.
Origata
L’origine di quella che oggi riteniamo una vera e propria forma d’arte è legata alla spiritualità dello scintoismo, dove proprio la carta ha una forte valenza e presenza in numerosi suoi riti. In diverse occasioni religiose scintoiste è possibile riscontrare l’uso di carta piegata ed oggi si tende a distinguere tra la pratica di realizzare modelli per fini cerimoniali, l’origata 折形, e l’arte della piegatura applicata in contesti non religiosi, appunto l’origami.
La carta venne introdotta in Giappone dalla Cina intorno al VII secolo d.C. e la sua diffusione iniziò con il perfezionamento della sua produzione nel Sol Levante intorno ad inizio IX secolo attraverso la creazione della carta tradizionale giapponese, la washi 和紙. Questa tecnica aggiungeva una mucillagine alla carta durante il processo produttivo, rendendo le sue fibre più resistenti.
La washi veniva utilizzata in ambiti cerimoniali come ad esempio per la creazione degli shide scintoisti o a corte per avvolgere in modo elegante e rispettoso del denaro o un dono.
A partire dal periodo Muromachi l’uso delle decorazioni di carta in ambito cerimoniale cominciò a divenire sempre più comune sia nelle corti che tra daimyō e samurai. Le forme erano di base geometrica ed un esempio noto ed usato ancora oggi è il noshi 熨斗, una decorazione apposta ai doni in occasioni di importanti feste o matrimoni.


Origami prima del periodo Edo
A partire dal XVI secolo l’uso della carta come forma di decorazione cominciò a distaccarsi dalla connotazione strettamente religiosa-cerimoniosa e cominciò ad essere usata anche come forma di intrattenimento. Non si conosce precisamente il periodo e la motivazione dietro a questa forma di evoluzione dell’uso ma è stato ritrovato in un kozuka di una spada risalente all’inizio del XVII secolo una decorazione di una gru (orizuru 折り鶴) fatta di carta. Questo indica che già in quel periodo era uso applicare questi modelli anche al di fuori del contesto cerimoniale.
Un testo che rappresenta una svolta negli studi di settore è l’ Hiden senbazuru orikata del 1797, redatto da un monaco buddista di nome Gifu originario della cittadina di Kuwana, nella prefettura di Mie. Il testo contiene 49 origami descritti in maniera minuziosa e sviluppati con tecniche avanzate e complesse. Il monaco durante la sua vita arrivò poi a descriverne più di 150 e oggi la città di Kuwana ha elevato il testo a proprietà culturale immateriale della città e rilascia speciali certificati a coloro che riproducono tali lavori rispettandone fedelmente i canoni.
Origami dopo il periodo Edo
La fine del periodo Edo e la conseguente riapertura dei confini del Giappone nel periodo Meiji portò ad intensificare nuovamente i rapporti con l’occidente e, conseguentemente, portò il Sol Levante ad essere esposto alle influenze d’oltre oceano. Le innovazioni introdotte in Giappone e l’esposizione ad una ventata di novità ebbe ripercussioni su ogni ambito giapponese, origami compreso.
Per comprendere come questo cambiamento ebbe ripercussioni anche nel mondo della piegatura della carta, dobbiamo fare un piccolo salto in occidente dove esistette una pratica sviluppatasi intorno al XVIII secolo che trattava la piegatura dei fazzoletti in tessuto, moda che ebbe però vita breve. Tuttavia, alcune delle tecniche e delle basi associate a questa tradizione continuarono a far parte della cultura europea; la piegatura era una parte significativa del metodo “Kindergarten“, metodo educativo per bambini del filosofo e pedagogo Friedrich Fröbel e i progetti pubblicati erano stilisticamente simili al repertorio di piegatura del tovagliolo.
Inoltre un altro esempio di origami primitivo in Europa è la “pajarita”, un uccello stilizzato le cui origini risalgono almeno al XIX secolo.



Questa opera dedicata ai bambini influenzò non solo l’educazione giapponese con la nascita del primo asilo nido nel 1875, ma anche il mondo degli origami. Secondo il testo si vietava qualunque forma di taglio e veniva prestabilita una forma iniziale di foglio quadrata dalla quale iniziare a piegare. Questi insieme ad altri elementi verranno assorbiti dalla tradizione nipponica diventando la base dell’origami moderno.
Il XX secolo vedrà l’evolversi di raffinate tecniche e numerosi modelli origami e tra i più importanti innovatori è duopo annoverare Akira Yoshizawa, creatore del sistema di notazione degli schemi ancora oggi in uso e della sua tecnica della piegatura bagnata. Altri origamisti giapponesi famosi sono Toshikazu Kawasaki, creatore dell’omonima rosa, il monaco Kōshō Uchiyama, il matematico ed ingegnere Jun Maekawa, il matematico Humiaki Huzita e tanti altri. Non mancano inoltre figure di spicco al di fuori del Giappone come Robert J. Lang, Erik Demaine, Sipho Mabona, Giang Dinh, Paul Jackson che hanno dato un importante contributo al mondo dell’origami moderno.
Non è un caso che tra i maggiori origamisti della storia si trovano numerosi matematici, fisici e uomini legati alla scienza. Questo proprio grazie allo stretto legame tra il mondo degli origami e le sue applicazioni scientifiche.
Tra gli italiani non si può non citare Paolo Buscetta, noto per la sua omonima stella, la “stella di Buscetta”, un complesso origami modulare da lui inventato.

La gru
Tra le forme più comuni del mondo degli origami troviamo certamente la gru, in giapponese orizuru 折鶴, letteralmente “gru di carta“.
A differenza di altri origami, non siamo a conoscenza dell’origamista che la creò per primo, la sua nascita si perde infatti nelle tradizioni dell’antico Giappone e le sue pieghe sono state tramandate nei secoli.
La gru, con particolare riferimento a quella dalla corona rossa, è un animale che in Giappone è simbolo di lunga vita, felicità e buona fortuna. Da tradizione si pensa che viva per mille anni per trasportare le anime dei defunti nel mondo degli spiriti. Inoltre ad essa sono collegate numerose leggende e rituali, tra i quali la tradizione delle mille gru che approfondiremo successivamente in questo stesso articolo.
Una particolare tecnica di piegatura della gru è la renzuru 連鶴, “gru gemelle”, nella quale si riescono a piegare più gru con un unico foglio di carta connesse tra loro dalle ali, dalla coda o dal becco. Venne illustrata per la prima volta nel testo sopracitato del 1797 e la grande difficoltà di questa tecnica consiste nel piegare tutte le gru senza rompere i piccoli ponti di carta che le uniscono tra loro.
Generalmente si crea un cerchio di 4 gru ed il punto di contatto e relativa posizione reciproca delle teste e delle code delle gru può variare (imoseyama).


L’origami e la scienza
L’arte dell’origami non si limita unicamente al mondo della decorazione, della spiritualità o dell’educazione, ma ha importanti usi nella realtà ed è legato a numerose teorie matematiche dai risvolti pratici.
Esistono ad esempio molteplici teoremi e regole matematiche per determinare se uno schema di piegatura è “piattamente pieghevole” (flat-foldable) o applicazioni scientifiche. Un noto caso pratico è il problema dell’origami rigido che postula la piegabilità di un modello di origami sostituendo la carta con un materiale rigido, come il metallo, con cerniere al posto delle linee di piega. Questo ha un’importanza pratica significativa ad esempio nell’ingegneria spaziale. Un caso particolarmente celebre è la piega Miura, ideata dall’astrofisico giapponese Kōryō Miura, utilizzata per dispiegare grandi pannelli solari nei satelliti o con applicazioni negli stent vascolari.

Sadako e le 10 mila gru
Sono innumerevoli le figure che oggi è possibile creare con la carta ma quella che è diventata simbolo dell’arte origami nel mondo è certamente la gru.
A questa figura si lega la triste ma significativa storia di Sadako Sasaki, bambina vittima del bombardamento atomico (hibakusha) che colpì il Giappone ponendo fine al secondo conflitto mondiale.
Sadako Sasaki era una bambina giapponese nata nel 1943. Alla tenera età di due anni, il 6 agosto 1945, fu testimone della deflagrazione di “little Boy”, la bomba che l’aeronautica statunitense sganciò su Hiroshima. Benché la bambina non avesse riportato ferite evidenti a seguito dell’esplosione, pochi anni dopo sviluppò una grave forma di leucemia a causa delle radiazioni che l’avevano colpita.

Secondo una leggenda giapponese si crede che chi piega mille gru di origami (senbazuru – 千羽鶴) vedrà realizzato un desiderio e quando Sadako si ammalò nel 1955, iniziò a piegare gru di carta nella speranza di guarire e di portare la pace nel mondo. Si dice che riuscì a piegare circa 644 gru prima di doversi arrendere alla malattia, il 25 ottobre 1955, all’età di 12 anni. I suoi amici e compagni di classe decisero comunque di completare le mille gru in sua memoria.
La storia di Sadako divenne un simbolo di speranza e pace nel mondo e nel Parco della Pace di Hiroshima è stata eretta una sua statua dove è raffigurata mentre regge una grande gru origami.
“Questo è il nostro grido, questa è la nostra preghiera: pace nel mondo.”
Ogni anno, migliaia di persone da tutto il mondo inviano gru di origami a Hiroshima in segno di pace. La sua storia è stata raccontata in libri come Sadako and the Thousand Paper Cranes di Eleanor Coerr e ha ispirato movimenti pacifisti e attività scolastiche in tutto il mondo.
Seguono alcuni esempi di origami dei quali potete trovare ulteriori foto e schemi su giladorigami.com






